Uno spettacolo a teatro per ragazzi, che “promuove” la cultura gender e la riflessione sull’identità di genere, è “teatro” di attacchi e bufere in Trentino Alto Adige nella città di Trento. Lo spettacolo “Fa’afafine – mi chiamo Alex e sono un dinosauro“, in scena al Teatro Cuminetti stasera rischia di diventare un caso nazionale, dopo le tante proteste pervenute contro l’associazione culturale Santa Chiara che promuove l’evento per ragazzi e scolaresche. L’Associazione Evita Peron ha contestato in maniera chiara la posizione, comune a molta gente, che non approva «questa azione propagandistica di precaria e assurda identità di genere», come viene definita all’interno del comunicato. Con striscioni e una pacifica rimostranza davanti al teatro trentino, l’associazioni si fa portavoce di molte scolaresche che hanno preferito non partecipare all’evento di questa sera. «Spettacoli come questo, – riporta l’ufficio stampa dell’associazione – altro non fanno che mettere in confusione i bambini in tenera età con lo scopo di portarli, da adulti, ad una succube accettazione di tutto questo. Questo spettacolo, i libri mirati per l’infanzia, il “gioco del rispetto” hanno un solo ed unico obbiettivo: insegnare una promiscua sessualità, una promiscuità di genere ponendo sullo stesso piano uomini e donne dimenticandosi della differenza biologica». Un generale e ideologico attacco alla famiglia naturale che deve essere pubblicamente denunciato: «l’attacco alla famiglia naturale é già partito e continua inesorabile “usando” i nostri bambini. In primis le pratiche di procreazione artificiale che, con la loro legalizzazione, smuovono interessi economici colossali, come avvenuto in altre nazioni. I bambini diventano merce da acquistare e le donne diventano macchine da riproduzione».
La polemica nasce a Trento da un semplice ma decisivo fatto: come riporta La Voce del Trentino, i genitori sono imbufaliti nell’aver appreso in secondo luogo e non dalle istituzioni contenuti dello spettacolo “Fa’afafine – mi chiamo Alex e sono un dinosauro“. Lo spettacolo ha riaperto la discussione sul diritto-dovere di educare ed istruire i figli, cosa che spetta in via primaria ai genitori, i quali lo delegano negli orari scolastici agli insegnanti; molte scuole hanno poi rifiutato l’invito dopo che sono state informate in maniera dettagliata sui contenuti espliciti nella descrizione dello spettacolo. La trama, sul sito ufficiale del centro culturale proponente lo spettacolo, recita così: «Nella lingua di Samoa, “Fa’afafine” definisce coloro che sin da bambini non amano identificarsi in un sesso o nell’altro. Anche Alex, nella sua stanza senza confini è un “gender creative child”; dice di essere maschio i giorni pari e femmina i giorni dispari, ma quando si innamora di Elliot vorrebbe essere tutto insieme e i dubbi si insinuano in lui. I suoi genitori hanno sempre pensato che fosse un problema, hanno creduto di doverlo cambiare. Questo, però, è un giorno speciale, in cui un bambino-bambina diventa il papà-mamma dei suoi genitori e insegna loro a non avere paura». Una tematica scottante e interessante ma posta con un “tranello” che si è tentato di nascondere fino all’ultimo ma che ora è stato scoperto. Identità sessuale e di genere, la scelta “libera” su quale identità assumere o il lento e graduale riconoscimento di qualcosa che s è già naturalmente? Il dibattito è sempre aperto, provare a farlo passare “implicitamente” in un evento teatrale forse non è la soluzione migliore..