Siamo noi a inseguire le notizie oppure ne siamo inseguiti? Forse, più la seconda della prima. Le news hanno le gambe lunghe, corrono e ci raggiungono, ovunque noi siamo. Mettetevi alla prova. Per esempio, un evento sportivo da vedere assolutamente, ma non in diretta. Fosse una partita del nostro campionato di calcio, e voleste arrivare all’appuntamento registrato senza sapere il risultato, non avreste scampo: conoscendo la passione, vostra suocera cercherebbe di mettersi in contatto con voi in qualsiasi maniera (dai segnali di fumo all’sms, fino all’invito a cena), pur di rovinarvi la sorpresa.



Ma anche se decideste di registrare una partita dei Cleveland Cavaliers (stiamo parlando di basket Nba) avreste le vostre discrete difficoltà. Sul treno, il vicino: “Ho fatto le ore piccole, per vedere i Cleveland. Pazzesco!”; in auto, sintonizzati sulle (secondo voi) innocue frequenze dell’emittente all music RadioCippaLippa: “…e mentre vi serviamo calda calda l’ultima hit della rapper ungherese Hugola Szalba, beccatevi questa news direttamente dal mondo stelle e strisce dell’Nba: i Cleveland Cavaliers…”; persino la vostra collega d’ufficio carina, quella che non distingue una porta da un canestro: “Ma lo sai che stanotte la squadra dove gioca quel gran gnocco di LeBron James…”.



Bisogna arrendersi. Non c’è modo di non essere scovati dalle notizie, vi raggiungerebbero a nuoto anche su un’isola deserta. Venerdì terrebbe costantemente informato Robinson Crusoe, Polifemo divorerebbe informazioni economiche (oltre a qualche compagno pasciuto di Ulisse) e persino i 15 uomini sulla cassa del morto diventerebbero ricchi con qualche scoop che vale un tesoro. Insomma, le notizie ci sono immanenti, dunque, bandiera bianca.

Anche la Brexit è immanente e imminente, e anche con la Brexit bisogna accettare la resa. Davanti a cosa? Al fatto ineludibile che conquistare la cittadinanza inglese e assurgere allo status di residente stabile è impresa da guinness dei primati. Un qualsiasi cittadino europeo si trova davanti uno scoglio difficile da immaginare sino a qualche mese fa: il superamento di un intricatissimo questionario che consta di ben 85 pagine (18 delle quali di sole istruzioni) con domande, richieste e informazioni tra le più disparate e astruse. Le cronache citano il caso di tal Marek (il cognome non è dato a sapersi: i doganieri inglesi si sono rifiutati di riportare sui loro documenti un “geroglifico” composto di 18 consonanti e 2 sole vocali), un giovane polacco che, pur armato di un ambizioso master in Economia, unito a un quinquennio di dura e proficua esperienza nella City londinese, si è arreso a pagina 19 (ricordiamo che le prime 18 sono di istruzioni). Il dubbio è venuto a molti: chi ha inventato questo super-mega-quizzone? Da un’inchiesta compiuta dal periodico francese Le Belle Figaro, le risposte sembrano essere ridotte a tre sole possibilità:



1) L’idea è stata realizzata da un oscuro funzionario del catasto italiano, trasferitosi nel Regno Unito a lavorare nel catasto inglese, desideroso di sbarazzarsi di troppa concorrenza e portare un tocco di made in Italy in terra d’Albione;

2) A metter mano a questo progetto è stato Ferenc Rubik, degno figlio di Erno, l’inventore del famoso cubo, a cui la famiglia reale in persona (meglio, in gruppo!) ha commissionato il questionario, con il preciso scopo di azzerare (o quasi) i desideri dei giovani europei di attraversare la Manica e di stanziarsi troppo a lungo all’ombra del Big Ben.

3) L’idea è stata copiata paro paro da uno dei tanti (tantissimi, sterminati, verrebbe la tentazione di definirli quantitativamente infiniti) contratti tipo che l’ex presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, faceva firmare ai suoi allenatori. Il tutto avvenuto senza che il già patron rosanero fosse a conoscenza dell’accaduto, pena (per il governo inglese) del pagamento di sostanziose royalties sul diritto d’autore (del contratto).

È chiaro che per un cittadino di Cracovia, di Nancy, di Vanzaghello o di Oporto, è più facile superare da clandestino i pur severissimi controlli dei Bobby (i gendarmi londinesi) che affrontare dei test al limite del proibitivo.

Se ci avete letto fin qui, buon per noi! Tuttavia crediamo di non discostarci troppo dalla realtà dei fatti, qualora dovesse sorgere nei vostri pensieri queste più che legittime domande: ma perché diavolo avete scritto questo pezzo? E soprattutto… cosa avrà fatto LeBron con i Cleveland?