Per approfondire il delitto di Avetrana e la morte di Sarah Scazzi bisogna andare a ritroso fino al 26 agosto del 2010. Sarah è una 15enne allegra e solare, che nel primo pomeriggio di quel maledetto giorno uscirà di casa per andare al mare con la cugina Sabrina Misseri ed alcune amiche. Non farà mai più ritorno. Le ricerche iniziano subito, su volere della madre della piccola, allarmata dal comportamento anomalo della figlia. A nulla servono le numerose chiamate della donna, dato che il cellulare squilla a vuoto. Il clamore di quella che inizialmente sembra solo una scomparsa, attirerà molto presto i media e l’attenzione dell’opinione pubblica, dando un forte risalto alla vicenda. Se ne parlerà questa sera, sabato 15 aprile 2017, a Un giorno in pretura, dove si analizzeranno le prove raccolte da difesa e accusa sui responsabili dell’omicidio di Sarah Scazzi. In quei giorni del 2010, Chi l’ha visto si occupa più volte del caso, collegandosi con Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano. La prima è l’ultima ad aver sentito Sarah Scazzi poco prima della scomparsa e mostrerà una forte preoccupazione. 



Della vita di Sarah Scazzi non rimane più nulla di privato fin dall’inizio delle ricerche. La sua vita, le confidenze fatte al diario segreto e persino il suo profilo Facebook, vengono analizzati a lungo dalle forze dell’ordine. Si cerca un possibile movente che abbia spinto la 15enne a voler fuggire di casa e si ipotizza possa essere collegata alla forte nostalgia per l’assenza del fratello maggiore e del padre, che si trovano al Nord a lavorare. Inizialmente Sarah Scazzi viene dipinta come una ragazza in cerca di clamore, interessata ai ragazzi più grandi, oppressa dalle liti con la madre. Un quadro che non corrisponde a quanto dicono i familiari e gli amici, che puntano invece sull’ipotesi di rapimento. Poco più di un mese dopo la scomparsa, lo zio della vittima, Michele Misseri, informa le autorità del ritrovamento del cellulare della ragazzina. E’ l’inizio di un’indagine che metterà al centro Cosima Serrano, la moglie, lo stesso contadino di Avetrana, e la figlia minore Sabrina Misseri. E’ il 6 ottobre dello stesso anno, un mese e mezzo dopo la scomparsa di Sarah Scazzi, che quello che viene conosciuto in paese come “lo zio Michele”, confessa in un interrogatorio fiume dove si trovi il corpo della ragazzina. Inizialmente se ne attribuisce la responsabilità, per poi ritrattare ancora e ancora. L’omicidio, tuttavia, verrà ben presto attribuito alla moglie ed alla figlia, complici in un omicidio dai risvolti torbidi e dai molti perché. 

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