Sono oggi 50 anni dalla morte del principe della risata, Totò: l’artista delle maschere ha segnato un solco indelebile nella storia della commedia italiana. Totò è nato a Napoli nel 1989, e fin dai tempi della scuola ha dimostrato un interesse estremo per i comportamenti più eccentrici, per le espressioni più particolari e curiose: tanto da essere rimandato un anno, e da guadagnarsi l’appellativo di ‘o spione, qualcuno che – appunto – rimaneva a scrutare e guardare le persone che gli passavano vicino, per imparare e comprendere gestualità e volti. Il suo esordio nel mondo dello spettacolo non fu dei più semplici: il padre naturale di Totò, Giuseppe De Curtis, lo riconobbe dopo anni, e nessuno dei genitori accettò in principio l’unica via che lui vedeva scritta nel suo futuro. La prima esperienza come ‘straordinario’ all’interno di una compagnia teatrale si chiuse bruscamente: la vera occasione, invece, arrivò con l’incontro con Giuseppe Jovinelli, che riconobbe subito la sua capacità interpretativa, ricca di sfaccettature, di sorprese. Sono 97 le pellicole a cui Totò ha lavorato nel corso della sua carriera, a partire da quel “Fermo con le mani!” del 1937, fino ad approdare a “Le streghe” e “Capriccio all’italiana” usciti nel 1967 e 1968: Totò ha collaborato con molti registi celebri – Mario Mattoli, Mario Monicelli, Sergio Corbucci, Steno, solo per citarne alcuni – e ha preso parte a numerosissimi spettacoli teatrali, senza dimenticare le sua attività di poeta, drammaturgo, cantante e paroliere. “È morta l’ultima delle grandi maschere della commedia dell’arte”, sono state le parole di Nino Manfredi in quel 15 aprile del 1967.
Oggi, sabato 15 aprile 2017, sono cinquant’anni che è morto Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfiro-genito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, in arte semplicemente Totò. Repubblica Napoli ha contattato in esclusiva Ninetto Davoli, che ha avuto occasione di lavorare (in “Uccellini e uccellacci” in primis, diretto da Pier Paolo Pasolini) e di conoscere da vicino l’artista comico, il nostro ‘solitario’ principe della risata: “Avevo 16 anni, Totò è stato fondamentale per iniziare quest’avventura, mi ha incoraggiato davanti alla cinepresa, ha alleggerito questa esperienza. Successe tutto all’improvviso” ha sottolienato Davoli “era così surreale trovarmi a recitare con il grande Totò, uno che andavo a vedere al cinema come Stanlio e Ollio”. Ninetto Davoli con le sue parole, fa luce sul rapporto di “grande stima” che è nato tra Totò e Pasolini, ma ammette anche che oggi “non esiste nessuno con quella potenza e quel coraggio. Totò e Pier Paolo vengono celebrati soprattutto da morti, ricordiamo che Totò veniva massacrato dai critici…”.