L’inchiesta di Giorgio Mottola sugli studi cinematografici di Benigni a Terni sarà protagonista della puntata di Report in onda oggi in prima serata su Rai Tre. Sul sito della trasmissione troviamo il video promo, che ci illustra la vicenda. Dopo “La vita è bella” l’attore toscano decide di aprire a Terni, all’interno di una fabbrica abbandonata di proprietà del Comune, i suoi . L’esperimento però non va come sperato e nel 2005 Benigni avvia la cessione di quote della società di gestione dei teatri di Papigno a Cinecittà Studios, che lo salva da un debito che, secondo quanto si afferma nel servizio, sarebbe di 5 milioni di euro. Nell’anteprima ascoltiamo anche le testimonianze dell’ex sindaco di Terni e degli ex lavoratori: oggi è tutto in malora e al tempo furono ben 200 persone a perdere il lavoro. Benigni si sarebbe salvato dal debito lasciando la “patata bollente” ma a fine promo ascoltiamo anche la voce dell’attore. che a Mottola confida: “Ti racconto quanto c’ho rimesso”. Clicca qui per vedere il promo dell’inchiesta “Che spettacolo”. (Aggiornamento di Linda Irico)
Al centro dell’opinione pubblica negli ultimi mesi, il crollo di Cinecittà sembra ormai arrivato ad un punto significativo. Si è parlato spesso di privatizzazione, così come è già accaduto in altre realtà come Alitalia e Telecom, soprattutto perchè i dati non sono positivi fin dalla legge del 1997, volta a dare un nuovo sprint al cinema italiano. Alle spalle abbiamo nomi importanti, come Federico Fellini e Pierpaolo Pasolini, due nomi che tuttavia sembrano non aver trovato alcun successore. Se ne parlerà questa sera, lunedì 17 aprile 2017, all’interno della nuova puntata di Report. I risultati deludenti non hanno fatto altro che portare Cinecittà verso un baratro da cui sembra non potersi risollevare. “Occorrerebbero finanziamenti consistenti ed un progetto di lungo respiro”, sottolinea Massimo Corridori, sindacalista Rsu-Cinecittà, pena la regressione. Eppure lo Stato Italiano prevede degli sconti fiscali per chiunque voglia finanziare Cinecittà, con un rimborso del 40% del versato.
Il tax credit promosso dallo Stato Italiano doveva salvaguardare maggiormente Cinecittà ed il cinema italiano, quel cinema d’autore che ha sfornato fior di titoli riconosciuti a livello internazionale. E’ il caso de Amarcord di Federico Fellini o Roma città aperta di Roberto Rossellini. Nomi che rimangono nella storia del nostro cinema come pietre miliari, ma che dire dei giorni nostri? Secondo il regista Marco Bellocchio, quegli anni d’oro non esistono più, così come quel tipo di Italia che era in grado di portare sulla scena internazionale il Cinema Italiano. Il cambiamento, nota Bellocchio in un’intervista, è che i registi odierni si concentrano su dramnmi e tragedie sociali come precariato e immigrazioni che negli anni d’oro non esistevano. Eppure l’interesse per la commedia non è cambiato e permette tutt’oggi di riscuotere numerosi incassi. Che cosa è cambiato?