Di sicuro molto meno nota del marito e del figlio, Roby e Francesco Facchinetti, Rosaria Longoni si è sempre tenuta lontana dal mondo del gossip e dello spettacolo. Una vita “normale” la sua, volta all’insegnamento ma anche al volontariato che è stata ed è una parte davvero molto importante della sua vita. A 58 anni, Rosaria Longoni è una donna, mamma, nonna e scrittrice a tempo pieno; nonostante non ami stare sotto i riflettori ma piuttosto dedicarsi alle sue passioni e torvare serenità nella fede, Rosaria si definisce comunque una donna dalla personalità forte che sa stare “un passo indietro”. Una qualità, questa, che non ritiene affatto mortificante, piuttosto un vero onore.
Su Rai 2 viene mandato in onda il docu –reality 50 modi per fare fuori papà che vede grandi protagonisti Roby Facchinetti e suo figlio Francesco. Un divertente viaggio in Lapponia ufficialmente per vedere l’aurora boreale ma che in realtà è servito per mettere alla prova il loro rapporto. L’anello di congiunzione tra Roby e Francesco è però rappresentato da Rosaria Longoni ex compagna del cantante dei Pooh e madre dello stesso Francesco. Una donna che dopo la fine della vita trascorsa al fianco di Roby, decise agli inizi degli anni Novanta di intraprendere un percorso spirituale grazie alla conoscenza fatta con fratel Ettore e la sua comunità.
Nel corso di una recente intervista rilasciata al portale Credere.it, Rosaria Longoni ha parlato del suo essere ‘paracadutista’ ed ossia della capacità di sapersi lanciare nelle situazioni che offre la vita ma anche dell’esperienza con Roby e dell’approdo nella comunità. La Longoni ha rimarcato: ”L’esperienza al fianco di Roby l’ho potuta sfruttare negli anni accanto a Fratel Ettore? Sì, decisamente, e non è tanto la capacità di adattarsi, quanto l’abitudine a considerare gli altri come parte del gruppo, al di là del loro ruolo. In quella grande macchina da spettacolo che erano i Pooh, con oltre cento persone impegnate intorno alla scena, ci sentivamo davvero tutti uguali. Roby e l’ultimo dei facchini parlavano ponendosi sullo stesso piano. Questo atteggiamento l’ho ritrovato nelle comunità di Fratel Ettore, dove non contavano le mansioni e la provenienza, ma il fatto di essere semplicemente persone. Grazie a questa attitudine, tolta la patina di sporco, abbiamo scoperto molti uomini eccezionali. Come sono arrivata a Fratel Ettore? Spinta dal desiderio di passare un Natale diverso, nel 1991, ho deciso di fare un ritiro a Casa Betania di Seveso. Fratel Ettore quasi subito, senza nemmeno conoscermi, mi ha proposto di fermarmi una decina di giorni lasciandomi le redini di tutto, perché doveva partire… È successo che una mattina ho iniziato a piangere. E non ho più smesso. Per giorni interi. La sera mi addormentavo singhiozzando e all’alba trovavo il cuscino fradicio. Non so come sia possibile, non era un pianto voluto, ma era qualcosa che non riuscivo a fermare. Gli ospiti, invece che evitarmi, hanno iniziato a non darmi tregua. Quando passavo mi davano un bacio, mi stringevano la mano. Durante le preghiere ero come una sardina, stretta tra di loro che sembravano tutti impegnati a consolarmi, a non farmi sentire sola. In quel momento la persona da portare via da qualcosa che la costringeva a “restare in strada” ero io. E loro erano i miei salvatori”.