Una volta che in famiglia si prendeva la decisione di affidare i propri risparmi alla banca, potevano essere lasciati per anni sul conto corrente; due paroline, queste ultime, la cui intrinseca dinamica, al tempo dei (nostri) calzoni corti, doveva suonare ben rassicurante alle orecchie dei nostri genitori, forse per quell’impressione che il proprio conto potesse correre, libero, felice, a perdifiato, rimpolpando il nostro sudato denaro, verso praterie di rendimenti sicure e affidabili, senza che a noi toccasse altro se non un minimo controllo, un poco più che doveroso interesse nei confronti di qualcosa di spontaneo, alla stregua di una pianta, che in maniera del tutto naturale vede crescere i suoi frutti. Frutti che in maniera saggiamente operativa potevano essere investiti nei Buoni fruttiferi delle Poste. Una domanda sorge spontanea: può un buono essere cattivo? Certo che no, la promessa di cornucopie di guadagni pareva veritiera per i piccoli risparmiatori.



Poi, nel lento scorrere di inesorabile acqua sotto i ponti, sono arrivati i BoT (Buoni ordinari del Tesoro), titoli di durata pari o inferiore a 12 mesi, emessi dal Governo italiano per finanziare il debito: in passato offrivano rendimenti quanto meno interessanti, oggi – con inflazione bassa e tassi quasi a zero – i profitti sono da prefisso telefonico (segnatamente da telefono fisso, che inizia con lo zero), così che per trovare opportunità di guadagno un po’ più sostanziose, si deve bussare alla porta di madama Fortuna (e sperare in qualche “BoT di culo”).



È comunque dall’irrompere sulla scena dei Buoni del Tesoro che la flora e la fauna degli investimenti ha cominciato a svilupparsi rigogliosa come la foresta amazzonica. Ci limitiamo alle sigle emesse nel tempo, dai BTe ai BTq, dai BTn ai CTe, passando per Cto, CTr e Cts, e via via a seguire con BTp, BTp-i, CTz, CcT, fino ad arrivare agli Etf, termine con cui viene identificata una particolare tipologia di fondo d’investimento che può essere negoziato in Borsa come un’azione, avente l’unico obiettivo di replicare fedelmente (non a caso si chiamano anche “cloni”) l’indice al quale si riferisce (benchmark) attraverso una gestione totalmente passiva.



Nel mondo gli Etf sono migliaia e investono in un ventaglio variegato di settori: dagli indici azionari a quelli obbligazionari, dalle materie prime ai metalli, e per qualsiasi cosa vi frulli in testa, statene certi, c’è un Etf adeguato. Ve ne sono addirittura alcuni che scommettono solamente sulle attività “viziose”, come il tabacco (a nostro avviso un sistema utile solo a mandare in fumo i vostri risparmi), l’alcool (un investimento che dà effimera ebbrezza, che evapora sotto i vostri occhi), i casinò (dove giocare bene le vostre carte è un azzardo…), le armi (ma siamo davvero sicuri che esistano Etf che offrano rendimenti… esplosivi?). Mah! Davvero è difficile porre limiti alla fantasia. 

E infatti, come abbiamo letto recentemente, “il sempre più potente esercito dei ‘cloni’ ha infranto il penultimo tabù: quello sulle droghe terapeutiche”. Insomma, “Tutti pazzi per il primo Etf sulla marijuana (terapeutica)”. Di che si tratta? Leggiamo ancora: “Ufficialmente lanciato alla Borsa di Toronto il Medical Marijuana Life Sciences Etf, il primo a investire su un paniere di società che commercializzano appunto questa droga a scopo terapeutico. L’Etf sulla marijuana nei suoi primi giorni di contrattazioni ha polverizzato diversi record”.

Non stentiamo a crederlo, immaginandoci slogan un po’ scontati, seppur efficaci, per lanciare sul mercato questo Etf: “Vuoi rendimenti stupefacenti? Metti la tua giusta dose di denaro nel Medical Marijuana Life Sciences Etf!”. Vale tuttavia la pena avanzare un dubbio: ci sarà da fidarsi di uno strumento finanziario affidato a dei gestori… “in erba”?

Forse, è meglio suggerire forme alternative di investimento in questi “cloni”. Per esempio, perché non lanciare Etf che includano società produttrici di formaggi? Il rischio potrebbe essere, in questo caso, quasi azzerato escludendo perentoriamente le aziende produttrici di emmental: è risaputo che nei loro bilanci ci siano dei buchi. Oppure, anche i produttori di materassi sarebbero meritevoli di un bel Etf. L’opportunità è doppia: mettere i vostri investimenti sotto oppure sopra (ai materassi); in entrambi i casi, una sana dormita aiuterà a gestire al meglio i vostri profitti. E incentivare i giovanissimi all’investimento e all’educazione finanziaria sarà davvero un gioco da ragazzi: al primo dentino perso, e messo sotto il cuscino, vostro figlio (va bene anche vostro nipote, per quelli tra voi più avanti negli anni) avrà l’opportunità di investire gli euri trovati al posto del canino (o premolare che dir si voglia) in un attraente Etf. Garantirete voi, al piccolo azionista che cresce, la solidità del fondo, magari non esageratamente performante, ma sicuramente non soporifero. E se son rose… un bel Etf pure sul floreale! Un investimento per veri risparmiatori in gambo…