Nella giornata di oggi, giovedì 27 aprile, nelle sale cinematografiche dislocate lungo la penisola, uscirà Tanna, pellicola diretta nel 2015 da Bentley Dean e Martin Butler. Si tratta di un film drammatico che vede nei ruoli dei protagonisti Marie Wawa e Mungau Dain, le cui vicende si snodano lungo l’arco di circa cento minuti. Presentato in anteprima al Festival del Cinema di Venezia, è stato insignito del Premio Pietro Barzisa all’interno della Settimana Internazionale della Critica e di quello riservato alla migliore fotografia. Nell’anno successivo ha poi vinto il premio riservato al miglior film straniero assegnato dall’African – American Film Critics Association e l’AACTA Awards per la migliore colonna sonora, mentre nel 2017 ha invece fatto parte della lista di film candidati al Premio Oscar.  



La storia descritta, veramente accaduta, avviene nel 1987 all’interno di una società tribale del Pacifico meridionale, i Kastom, ove Wawa e Dain, una ragazza e il nipote del capo tribù, si innamorano l’uno dell’altro. La loro storia sembra inizialmente procedere senza eccessivi scossoni, sullo sfondo del magnifico ambiente caratterizzato dalla maestosa e a tratti inquietante presenza del vulcano Yahul, considerato alla stregua di una divinità. A mandare all’aria i loro progetti interviene però un conflitto tra gruppi etnici rivali. Per far cessare definitivamente le ostilità, la ragazza viene praticamente ceduta in sposa ad un uomo che neanche conosce, proprio per favorire il ritorno della pace. Per evitarlo, i due ragazzi decidono quindi di scappare e di ripararsi a Tanna, un’isola ove però si ritroveranno a dover scegliere tra la loro felicità e il destino della loro tribù. La loro vicenda avviene peraltro sullo sfondo dei mutamenti in atto nella vita sociale del microcosmo da cui essi provengono, con alcuni componenti della tribù che si fanno portatori di richieste tese a poter godere di una maggiore libertà personale. Richieste destinate naturalmente a provocare grande subbuglio, in un momento in cui la comunità si trova a dover combattere per mantenere la propria tradizionale cultura.  



A rendere ancora più suggestiva la storia narrata è proprio il contesto, quello di una comunità che vive come facevano in pratica i primi esseri umani comparsi sul nostro pianeta. Proprio per poter vivere appieno e senza ostacoli la loro storia d’amore, Wawa e Dain dovrebbero contribuire a spazzare via un modo di vita che hanno sempre condiviso. Alla fine decidono di non poterlo fare e di suicidarsi, riuscendo per questa via a salvare da un lato il loro amore, provocando allo stesso tempo il ripensamento della loro comunità e spingendo i capi tribù, sino ad allora del tutto insensibili, a ravvedersi. Un finale tale da aver spinto alcuni critici a definire Tanna come una rivisitazione di Giulietta e Romeo, resa ancora più affascinante anche dal taglio documentaristico e dallo straordinario impianto visivo impresso all’opera dai due registi.

Leggi anche

HIT MAN - KILLER PER CASO/ Il film con Glen Powell e un mix che convince