Tra poche ore va in onda su Canale 5 il sesto appuntamento serale del celebre talent Amici 2017 ideato e portato al successo da Maria De Filippi. Una puntata speciale nella quale è atteso nelle vesti di quinto giudice, l’amatissimo cantautore romano Renato Zero che proprio in queste settimane festeggia i 50 anni dall’uscita del suo primo album discografico. Una carriera eccezionale densa di incredibili successi discografici come Il triangolo, I migliori anni, Viva la Rai e tantissime altre storiche canzoni. In attesa che il suo tour possa ripartire, Renato Zero in una recente intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero ha voluto dare il proprio ricordo di Gianni Boncompagni raccontando: “Aveva un’energia singolare e ci capimmo al volo. Mi trascinò alla Rca dopo una puntata di Bandiera Gialla. Avevo fatto una spaccata di troppo e ci arrivai in mutande, con un maglione distrattamente buttato sulle parti basse, a coprire lo scempio alla meno peggio. Non si turbò nessuno, mi fecero un provino e uscì questo 45 giri che vendette sì e no 20 copie”.



Nel corso della lunga intervista che Renato Zero ha rilasciato al quotidiano Il Messaggero, il cantautore ha trovato modo di dedicare qualche passaggio al mondo della critica non sempre benevola nei propri riguardi e di quelli di altri cantautori ed al ruolo dell’estetica: “La critica mi ha accarezzato spesso con superficialità e non credo di essere mai stato compreso per quello che sono stato. E non solo io. Chi scrive di note si china da sempre su qualsiasi fiato di Bob Dylan e magari si permette l’irriconoscenza di trattare De Gregori alla stregua di un autore che non merita nemmeno l’appellativo di maestro. Camminiamo sul nostro passato senza rispettarlo, mentre musicalmente bordeggiamo il ciglio del burrone. L’estetica è l’ultimo problema di un essere umano. Ci ho giocato e mi sono messo a disposizione della caricatura e dell’ironia perché l’estetica diventasse spensierata e provocatoria. Volevo raggiungere il cuore di qualcuno, non essere personaggio e basta. Spero si sia capito”.

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