Il totale delle tasse evase, secondo le accuse, è di un milione e 400mila euro risalenti al periodo 2007-08. L’accusa risale al dicembre 2016 quando il noto scrittore e regista Federico Moccia era comparso davanti ai giudici giustificandosi che «in un procedimento simile sono già stato assolto, come provano anche gli assegni a riscontro dei pagamenti». Il giudice lo aveva zittito: «Mi mancano ancora tutti gli estratti conto». Adesso è arrivata la condanna: due anni di carcere in primo grado per evasione fiscale.

Si tratterebbe di fatture per acquisizioni inesistenti. Gli è andata ancora bene perché le tasse evase nel 2007 sono ormai cadute in prescrizione. Ricostruendo la storia il Corriere della sera racconta che nel 2007 Moccia decise di portare su schermo il suo romanzo di grande successo Tre metri sopra il cielo, con attori come Raoul Bova tra i protagonisti. Tecnicamente invece si avvalse di due società, la MR Trade e la Emmebi srl. Attraverso la sua società individuale che porta il suo stesso nome e cognome lo scrittore e regista chiese di effettuare interviste in tutta Italia con persone di diverse età per avere i punti di vista necessari alla scenografia.

Esiste tutto in numerosi dvd che Moccia ha consegnato alla Guardia di finanza per provare che il lavoro fu effettivamente svolto. Peccato che la sede di una di queste due aziende semplicemente era un magazzino vuoto: non esisteva nessuna società. Moccia poi non è riuscito a spiegare cosa fossero le ricerche di mercato fatturate per 444 mila euro e il regista rispose di non ricordare. Insomma, l’inventore dei lucchetti dell’amore che adornano, con grande fastidio delle amministrazioni comunali i ponti di mezza Italia ed Europa, simbolo del legame amoroso, rischia di trovarsi se i successivi appelli confermeranno l’accusa, dietro a un lucchetto vero: quello della porta del carcere.