Stephen Gaghan non ha certo un vasto “curriculum” da regista, ma non si può dimenticare che con Syriana (il suo secondo film dietro la macchina da presa) ha fatto vincere un Oscar a George Clooney nel 2006, avendo nel cast anche Matt Damon. Non stupisce quindi il fatto che in Gold – La grande truffa a primeggiare siano le interpretazioni di Matthew McConaughey ed Edgar Ramirez. La pellicola, ispirata a una storia vera, racconta l’avventurosa e rapida scalata alla ricchezza di Kenny Wells (McConaughey), erede di una piccola compagnia mineraria del Nevada, grazie alla scoperta di una miniera d’oro in Indonesia. Alla fine degli anni Ottanta, in piena crisi per il suo settore, l’uomo scommette letteralmente tutto quello che ha, compresa la vita, per seguire l’intuizione del geologo Michael Acosta (Ramirez). Rifiuta persino 300 milioni di dollari pur di non veder scomparire il suo nome da quello dell’azienda che ha intanto fatto il suo debutto, con corsa agli acquisti, a Wall Street. Del resto a Kenny dei soldi non importa un granché: per lui il gusto dell’oro, della sua scoperta, vale molto di più. Solo che invece per molti altri i soldi valgono eccome: anche più della verità.



Ecco quindi che il film sembra portarci a riflettere sul rischio. La filosofia di Wells è molto semplice: bisogna girare fino all’ultima carta in una partita prima di arrendersi davvero e dichiararsi sconfitti. Non tutti possono percorrere però questa strada a cuor leggero, soprattutto perché si può perdere tutto. Meglio allora un lavoro schiena curva, pochi soldi ma sicuri come vorrebbe Kay, l’aspirante Miss Wells? 



Ognuno potrà dare la sua risposta, ma non potrà certo trovare nel film una “denuncia” contro Wall Street e il sistema finanziario. Del resto è proprio sulla scommessa e sul rischio che si basa quel mondo: provare a vedere in anticipo qualcosa di cui altri non si sono accorti, avere un’intuizione, ovvero letteralmente speculare. Certo, c’è chi lo fa con più o meno remore, con coscienza o senza scrupoli.

C’è un tema però che non va perso di vista. Nel film passa sullo sfondo, rischiando di sfuggire. Della verità, dice a un certo punto Kenny, non importa a nessuno, finché si fanno soldi a palate. Che importa se si diffondono notizie false al posto di quelle vere quando tanta gente può guadagnare dalla menzogna? Non ci vuole molto a trovare un parallelo con l’ormai persistente dibattito sulle fake news. Un dibattito che, a dir la verità, incontra diversi limiti. Quando si può parlare davvero di notizie false: solo quando ci sono di mezzo vere e proprie bufale o anche quando, per esempio, si danno per certe le conseguenze, che poi non si concretizzano, di un voto politico? Le fake news corrono solo su Internet o sono diffuse anche dai media mainstream? Chi deve gestire la “gogna” per chi diffonde notizie false? 



Purtroppo anche chi si occupa del “marketing” di un film sembra giocare un po’ troppo sul confine tra vero e falso. Sulla locandina di Gold – La grande truffa si può infatti leggere “Wall Street ha trovato il suo prossimo lupo”. Parole che fanno pensare di poter vedere un film come The Wolf of Wall Street. Ma non ci sembra di poter trovare più di un paio di punti di contatto piuttosto semplici tra queste pellicole: la voglia di far soldi e qualche scena girata tra i grattacieli di New York.

Due consigli finali. Chi volesse sapere qualcosa sulla storia vera alla base di questo film provi a cercare su internet notizie sullo scandalo Bre-X. Chi volesse invece gustarsi un vero ritratto del mondo finanziario sul grande schermo non può perdere Wall Street (il primo, quello del 1987) e La grande scommessa (giusto per capire cos’è successo nel 2008 e cosa continua a succedere).