Come ci piacerebbe stupirvi sempre, cari lettori! Voi che tutti i martedì, con ammirevole fedeltà, aprite la pagina dei ComicAstri sul Sussi alla ricerca di poco più di un minuto e mezzo, al massimo due per quanti tra voi sono miopi, di piacevole stupore. Per questo, proprio per voi, stiamo preparando dei pezzi succulenti. Ce n’è uno, quasi già pronto, che riguarda la “legge della conservazione di massa”: va infatti mantenuta in salamoia o sott’aceto? Mah, forse è un segreto che non va svelato, perciò è… sottaciuto. Comunque, stiamo preparandone un altro riguardante “l’eterogenesi dei fini”, ma tranquilli, scherza coi fanti e lascia stare i santi: perciò la Genesi e l’Antico Testamento non si toccano, e sui fini vi lasciamo il dubbio se si tratti dell’ex leader di Alleanza Nazionale oppure di un bel piatto di tortellini. Aspettatevi anche un articolo sulle proprietà delle ghiandole endocrine surrenali: il loro funzionamento ci è oscuro, ma quelle di manzo trifolate non sono niente male. Avremo il nostro bel da raccontare persino sulla tipizzazione molecolare: come si tipizza la molecola?… Vediamo (mumble, mumble): in salmì, alla piastra, col pesto… ma la sua morte è in padella con cacio e pepe!
Se quattro indizi fanno una prova, ebbene… avete indovinato: questa settimana si parla di cibo, segnatamente di cooking show. Perché dài, avrete sicuramente notato la prepotente sovraesposizione dei programmi tv di cucina a qualsiasi ora del giorno e della notte. Una proliferazione a catena che sta provocando un generale stato di ipercolesterolemia in buona parte dei nostri concittadini, che tra una puntata di Masterchef e una Ricetta di Benedetta, imbandiscono la tavola, si siedono… e non si alzano più!
Allora, certi di fare un piacere a molti capostruttura Rai-Mediaset-Lasette-Skypremium-e-chi-più-ne-ha-più-ne-metta, anche noi vogliamo gettare i nostri tovaglioli (pardon, le nostre belle carte) sulla tavola (già apparecchiata, è ovvio): eccovi un menù di programmi già belli è pronti all’uso e consumo. Alla fine, beninteso, passeremo per il conto: lo si aspetti salato!
Arriva finalmente il primo cooking show radiofonico: nel corso della trasmissione vengono raccontate ed eseguite, passo dopo passo, tutte le fasi di produzione di un formaggio, in una sorta di giro d’Italia delle aziende casearie nostrane. I radiocronisti che si alternano ai commenti, in una sorta di game show che vede coinvolto uno studio centrale (del latte, ovviamente) e otto caseifici a settimana sparsi sul territorio nazionale. Vi ricorda qualcosa? A noi sembra originalissimo!
La prima serie tv del genere “giallo-senape”: in ogni puntata, una squadra di chef (i partecipanti al reality) è al lavoro in cucina. In modi via via sempre più sorprendenti, ci scapperà il morto. A quel punto i concorrenti, con il solo ausilio delle loro armi… da cucina, inizieranno a condurre indagini accurate. Tutti sono coinvolti: droghe e spezie, ricette mediterranee o nouvelle cuisine, individui unti e bisunti: l’assassino dovrà uscire allo scoperto e farsi quattro salti… in gattabuia!
La più classica delle soap opera italiana si dipana negli ariosi ambienti di Palazzo Palladini, a Posillipo, dove le massaie, mogli e madri provette (e naturalmente, ottime cuoche) sono alle prese con i problemi della vita di tutti i giorni: stirare, pulire, rassettare e, soprattutto, preparare il pranzo e la cena. Donne normali che fanno vite normali, quelle di Un pasto al sale. Dite che manca un po’ di pepe? Aspettate e vedrete!
Musica in cucina, cucina in musica, con questo divertente programma presentato dalla moglie di uno dei Cugini di Campagna, sempreverde gruppo canoro (pensate che era la band preferita da Umberto II di Savoia, l’ultimo re d’Italia). Qualcuno si domanderà: ma la moglie di quale dei Cugini di Campagna? Perché, qualcuno conosce i loro nomi e li distingue? Diciamo che il marito non è sicuramente quello con la voce in falsetto (“… anima miaaaaa, torna a casa tuaaaaa…”).
Semplice e veloce quiz sulle insalate, valutate da un’attenta e scrupolosa giuria di esperti. Perciò, gli ingredienti di un’insalata andranno valutati con estrema attenzione, perché chi “mischiatutto” ( o “mischiatroppo”) è fuori dal gioco.
Gastrowestern (o se preferite, western gastronomico) estremamente realistico, molto duro e (prosciutto) crudo. Protagonista un manesco proprietario di saloon che organizza happy hour per cow-boy. Gente coriacea, alla quale basta un niente (quelle due o tre bottiglie di whisky…) per ritrovarsi ubriaca fradicia, a rischio di rissa e conseguente sfascio del locale. Ma il proprietario è inflessibile (e grosso, molto grosso. E pure cattivo, mooolto cattivo), facile a intervenire per sedare (con il sedano?) gli animi. Lui suol dire a chi non lo conosce: “Non ho pietanza degli avventori turbolenti: se sgarrano, io… pesto duro”. Per tutti gli altri, invece: pesto. Ma di Pra, vicino a Pegli. Ciùmbia, roba da leccarsi i baffi!!!