“Una certa storia romana” non è uno spettacolo teatrale, è la bellezza dell’ironia, del sorriso e anche della competenza. Come entrare a casa di qualcuno che ci conosce da sempre ed esserne ospiti indiscreti. Due famiglie, un postino, una vicina di casa e tante storie da raccontare.

Si ritrovano a condividere lo stesso appartamento  due madri, due padri, due figli (maschio/ femmina) in un continuo intersecarsi di vicende paradossali ed ironiche scorgiamo in questo spettacolo la purezza dell’amore verso il prossimo, della serenità conquistata e dell’ego che spesso ci offusca la vista e la vita.



Una Donatella Cotesta (moglie romana) impeccabile, travolgente, piena di passione e talento, un’attrice come poche oggi nel nostro panorama, brillante e astuta. Una Vincenza Mangano (moglie siciliana) piena di grinta, forza, coraggio e di straordinaria bellezza.

Un Alessandro Papotto (marito romano della moglie siciliana) una rivelazione su tutto il campo, un musicista storico, alle sue prime armi con la recitazione che riuscirebbe a sbaragliare il campo a chiunque Un Valerio de Negri (marito romano della moglie romana) ironico, competente, geniale, mi ha ricordato un giovanissimo Montesano e un recentissimo Edoardo Leo.



Una Noemi Gambicchia esagerata, nella sua bellezza e nel suo talento emergente, parlava sul palco come se stesse realmente parlando a noi informalmente, decisa, preparata, spontanea e dolcissima Un Luigi D’Amore discreto, ho riscontrato l’eccessivo accento napoletano , seppur competente, a volte fuori tono.

E i quattro formidabili eccezionali e sublimi coprotagonisti: Diego Madonna, Giovambattista Scidà, Mimma Macaudo, Vincenzo Bonanno, uno migliore dell’altro nelle loro esibizioni.

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