La città di Palermo, nelle scorse ore, ha ospitato le iniziative per il ricordo delle vittime di mafia, in occasione dell’anniversario della morte di Giovanni Falcone. E’ arrivata, nel capoluogo sicialiano, anche la teca contenente i resti della Fiat Croma dove viaggiavano il giudice e la moglie. Questa iniziativa, collegata a la “memoria in marcia” partita da Napoli, è piaciuta molto a Tina Montanaro, moglie di Antonio, uomo della scorta di Falcone. “E’ stato difficile perchè Antonio, Vito e Rocco facevano parte della scorta e noi vogliamo far capire a tutti, giovani e non, che la scorta è fatta di persone con sogni, una vita, dei figli, una famiglia ed è questo il senso della marcia. Sono orgogliosa di essere la moglie di Antonio Montinaro, non sono la vedova”.



Qualche settimana fa, Tina Montinaro è stata ospite di un’assemblea del Liceo Classico Oriani insieme a Alessandro Chiolo, scrittore del libro “Quarto Savona 15. Km 100287 e oltre” che racconta la storia del viaggio della Croma blindata apripista del caposcorta del giudice Falcone. Qui ha ricordato il marito, di come lei e i suoi figli portano ancora vivi i segni di qautno accaduto il 23 maggio del 1992. “Mio marito a 18 anni è entrato in Polizia e a 24 eravamo già sposati con figli.



Poi ancora giovanissimo decise di seguire il dottor Falcone. Seppi dell’attentato da una mia amica, ma nessuno ebbene il coraggio di dirmi che Antonio era morto.” La signora Montinaro si è scagliata anche contro lo Stato e cioè di come molti pentiti ricevano trattamenti migliori di quelli dei famigliari delle vittime. Ha aggiunto come per tutti questi anni si sia vissuto nell’omertà ma i giovani hanno il dovere di parlare.

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