È il titolo del nuovo romanzo di Nicolai Lilin (vero nome Nicolaj Verjbitkii), scrittore classe 1980 che torna in libreria dopo successi del calibro di “Educazione siberiana”, “Caduta libera” e “Il respiro nel buio”. L’ultimo libro dello scrittore è stato pubblicato da Einaudi e racconta delle fiabe in maniera “cattiva” e “violenta”, sicuramente fuori dal comune e grazie al contributo del nonno, bandito siberiano. Lo scorso sabato 27 maggio, lo scrittore ha presentato il suo nuovo lavoro alla galleria comunale d’arte Leonardo Da Vinci in via Anita Garibaldi 3 a Cesenatico. Nicolai Lilin ha trovato la popolarità nel nostro Paese grazie a Roberto Saviano che l’ha riempito di complimenti tra le pagine di Repubblica dopo il romanzo di debutto del 2009, “Educazione siberiana”. Successivamente, dopo le parole di stima di Saviano, lo scrittore russo ha conquistato anche l’Italia con varie ospitate in programmi televisivi. Dal 2016, Nicolai Lilin conduce anche un programma televisivo dal titolo “I miei 60 giorni all’inferno”, reality in onda su Sky canale Crime+Investigation il mercoledì alle 22 girato nelle carceri americane. Tra le pagine de “Il Tempo”, ho scrittore ha raccontato come mai la violenza è un tema ricorrente nelle sue opere: “Tutti subiscono la violenza – ha esordito – Da voi la violenza è un tabù, ma esiste”.



Di seguito Nicolai Lilin ha raccontato di essere stato in carcere a 12 anni, quando è crollato il comunismo: “Ero stato accusato di tentato omicidio”, confessa. Lo scrittore ha anche parlato del significato del tatuaggio per lui, essendo anche un tatuatore: “Per me è un linguaggio. L’ho imparato dai vecchi della tradizione siberiana”. Ed intanto, cosa pensa della Russia di Putin? “Abbiamo una mentalità che ci deriva da anni di tirannia, dobbiamo imparare ad essere liberi da soli, senza ingerenze occidentali”. E, in ultimo, il suo punto di vista anche sulle persecuzioni degli omosessuali e le violazioni dei diritti civili: “In Russia gli omosessuali sono stati perseguitati dal sistema ideologico che ancora persiste. Oggi c’è gente gay che vive in maniera tranquilla. Non è ammessa la propaganda. Comunque non è l’occidente con le sue ipocrisie politcally correct che ci può dare lezioni”.

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