Le banche italiane sono state “rimandate” dalla Bce, per via del credito di 200 miliardi di euro collezionato da diversi istituti. La raccomandazione è di procedere al più presto con il recupero, un’impresa non semplice se si considera di quali cifre si parla. Il pericolo più grande è infatti andare contro quanto raccomandato da Banca d’Italia, che ha caldeggiato la possibilità di svenderli a fondi esteri. Una svalutazione che porterebbe l’Italia a subire un aumento dell’Iva ed altre contromisure adatte per il recupero. Report approfondirà la tematica grazie ad un’inchiesta che andrà in onda nella puntata di oggi, lunedì 8 maggio 2017. Il servizio di Paolo Mondani, “Il silenzio degli insolventi”, darà in particolare uno sguardo ai maggiori istituti bancari travolti dalla crisi dei crediti.
Il prossimo passo in materia di legiferazione italiana potrebbe gettare un’ulteriore secchiata d’acqua a tutti gli istituti bancari che si ritrovano oggi con numerosi crediti da recuperare. Di chi è la responsabilità? Secondo l’analisi degli economisti internazionali, a far colare a picco gli istituti bancari sarebbero quei prestiti fatti a conoscenti ed amici della propria cerchia più stretta. Il tutto facendo figurare la manovra come un investimento. L’austerity è un’imposizione che l’Europa ora pretende dall’Italia, per evitare il collasso del Paese. A Report interverranno anche alcuni degli economisti più importanti del panorama mondiale, come il tedesco Heiner Flasshbeck, ex direttore sviluppo dell’Onu e professore dell’Università di Amburgo. Durante il convegno dello scorso marzo, l’economista ha parlato del piano B che dovrebbe essere adottata una strategia politica economica. “L’Italia è un Paese fantastico in termini di debito pubblico perché è il Paese con l’equilibrio finanziario più assurdo del mondo”. Nonostante questo sarebbe possibile far ripartire l’economia senza andare ad intaccare la situazione attuale in modo negativo. L’Italia esporta molto, ma in questo momento c’è solo una scelta. O andare ancora più a fondo oppure aumentare il debito. In caso contrario, l’unica strada è una recessione maggiore per gli italiani.