Giovedì scorso l’aula della Camera ha approvato la proposta di legge sulla legittima difesa con 225 voti favorevoli e 166 contrari. Il provvedimento è passato ora al Senato, dove ne seguiremo l’iter. A proposito: si sono levati numerosi “Forza iter!” dai banchi di quei deputati convinti che la legge sia un rafforzamento dei propri diritti privati. Mentre in Aula, subito dopo il voto finale, si è scatenata la bagarre: i deputati di Fratelli d’Italia e Lega, infatti, hanno vivacemente protestato, giudicando le nuove norme troppo blande.
A creare ulteriore scompiglio, nel serrato bailamme di pareri pro e contro, sono stati i delegati del sindacato ConfCoreMazz (Confederazione Cornuti e Mazziati), in rappresentanza delle numerose vittime di furti, rapine, effrazioni e danneggiamenti domestici di ogni ordine e grado. Con toni a dire il vero assai aspri, lamentano come il problema dell’orario sia stato mal posto. Se la notte, che notoriamente è l’intervallo tra il tramonto e l’alba (così come il bacio è un apostrofo rosa tra le parole t’amo, che non c’entra niente con il contesto, ma funziona benissimo come intercalare) convenzionalmente inizia alle 22, che si fa se intorno alle 21.45 cominciamo a percepire movimenti sospetti fuori dalla finestra e rumori strani di non ben identificata provenienza (astenersi dal pensiero dei fantasmi, giacché non abitiamo in un castello scozzese)? Si traccheggia per una mezz’oretta (comprensiva di quarto d’ora accademico) oppure si passa subito al contrattacco (ma senza scordarsi di una “difesa” che sia “proporzionata all’offesa”: perciò mirare, senza sparare, all’alluce, vale a dire al punto più lontano dalla testa del malcapitato, potrebbe essere un’ottima soluzione), prestando il fianco al mancato rispetto dell’orario che regola il delicato rapporto tra ladro e derubato? L’indicazione delle ore 22 è sicuramente pensata in un contesto di luce estiva. Quelli del ConfCoreMazz reclamano l’adozione di un orario invernale, quando il sole tramonta già intorno alle 16-16.30. Ma pare abbiano poche chance di spuntarla.
Fortemente contrario alle nuove norme per tutt’altri motivi è anche la FederALFRESCO (Federazione Anonimi Lavoratori Furti Rapine Effrazioni con Scasso e Crimini Organizzati), una sigla che raccoglie numerosi “impiegati” di questo settore molto florido. Il comparto non conosce crisi e crea occupazione, però divide gli economisti, perennemente indecisi se annoverare gli incassi di questa attività tra le voci che accrescono o depauperano il nostro Pil. Ebbene, in merito alla proposta di legge, contestano la sostanziale abolizione del lavoro notturno, con nuove regole che lo rendono meno sicuro e redditizio. L’irruzione improvvisa e violenta (ma solo quando strettamente necessario) in casa altrui nel cuore della notte significava un colpo quasi sempre andato a buon fine: ignaro il proprietario dell’abitazione, l’addetto al settore aveva la possibilità di sfruttare uno stimolante e competitivo vantaggio, che in un successivo passaggio portava a ulteriori e interessanti prospettive imprenditoriali (si pensi solo al riciclaggio dei beni, diciamo così, confiscati). Ora invece, dando la possibilità alla vittima di reagire con azioni proporzionate (proporzionate, beninteso, solo nel caso di una persona ben a conoscenza della legge e che voglia con scrupolo e coscienza attenersi al suo rispetto), tutto si complica, mettendo a grave rischio l’attività dell’intera categoria. Tanto che FederALFRESCO porrà in essere tutte quelle soluzioni atte a garantire l’onorabilità dei suoi associati, nella buona e nella cattiva sorte.
A tal proposito, un plauso andrebbe riconosciuto alla circolare inviata dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ha divulgato le nuove disposizioni da adottare in tutti gli istituti di pena del territorio italiano per adeguarsi alle regole europee: cosicché dal 1° marzo 2017 le comuni celle non sono più tali, ma hanno assunto la denominazione ufficiale di “camere di pernottamento”, come il cosiddetto spesino è diventato un più dignitoso “addetto alla spesa dei detenuti”. E il volgare piantone ha assunto la ben più nobile denominazione di “addetto alla persona”.
Ma non ci si dovrà limitare a pochi vocaboli (è sempre FederALFRESCO ad accalorarsi): il termine tecnico furto con scasso potrebbe essere riletto con la ben più realistica perifrasi di “intrusione non concordata tra le parti, con prelievo di materiale non preventivamente stabilito”, mentre il porto abusivo d’armi passerebbe a “detenzione di giochi pericolosi con mancato avviso all’autorità competente”. E sarebbe auspicabile – conclude la FederALFRESCO per non sembrare troppo… evasiva – che anche il desueto e poco dignitoso termine ergastolo, possa essere trasformato in un ben più blasonato “soggiorno a tempo indeterminato”.