George Clooney è diventato papà. Ce ne rallegriamo! Perciò, congratulazioni a lui e alla bella moglie Amal. Al contempo, vorremo rassicurarvi: i due neonati stanno bene, mentre il novello padre subito dopo il parto è stato sedato. Troppa tensione? No, Clooney ha dato in escandescenza perché la moglie non è stata accompagnata, come da sue precise indicazioni, al policlinico universitario di Chicago, il County General Hospital, a lui tanto caro (ci ha “lavorato” nella serie tv “E.R.-Medici in prima linea”), bensì nel Seattle Grace Hospital di… Seattle (e dove, se no?), quello, per intenderci, del medical drama “Grey’s Anatomy”. Il personale sanitario, che non lo aveva subito riconosciuto, è intervenuto solo quando il Dr House, che passava di lì per caso, notando la scena, ha esclamato: “Lo stiamo perdendo!”.



Ma la notizia davvero interessante è un’altra: i nomi dei due gemelli sono Ella e Alexander. “Incredibile!”, esclamerebbe Sandro Piccinini come con una qualsiasi azione di gioco ordinaria di una qualsiasi partita da lui commentata. Incredibile che abbiano scelto due nomi “normali” in un mondo, quello dello star system hollywoodiano, dove vige la regola ferrea del nome stravagante a tutti i costi. Una sfida continua a quello più strampalato, una provocazione al mondo di noi… comuni mortali, quando non un’intimidazione a starne fuori e a invidiare chi ne fa parte. Noi umani ci limiteremmo, magari ritrovando qualche foto ingiallita di parenti persi nella memoria di un tempo ormai lontano, a qualche Nestore o Amilcare, Pancrazio per i più temerari, e per le femminucce, ad Ancilla, Odetta o Teodosia (nomi, questi ultimi, che dovranno essere accompagnati da straordinaria avvenenza, altrimenti sarà derisione e dileggio eterno, o quasi). Ma a Hollywood trovano alloggio e dimora dei veri professionisti della bizzarria. 



A quanti tra voi verrebbe in mente di chiamare il proprio figlio Bear Blu (Orso blu) e/o figlia Satchel (Cartella)? E vi passerebbe mai, se non per l’anticamera, quantomeno per la mansarda del cervello, di chiamare la vostra pargoletta Hopper, proprio come la scatola di legno nella quale i parlamentari americani inseriscono le proposte di legge alla Camera dei Rappresentanti? Un po’ come se da noi qualcuno battezzasse la propria figlia con il nome di Navetta o Decreto Legge… 

Il rocker Alice Cooper, invece, ha chiamato uno dei suoi figli Dash. Un detersivo? Ha immaginato per lui un radioso futuro da lavapiatti? O forse da politico dalle mani (e non solo quelle) pulite? È dura qui immaginarsi un pischello chiamato Mastro Lindo e men che meno una neonata Perlana. E che dire diSage Moonblood (Salvia Sangue di Luna), nome di uno dei due figli di Sylvester Stallone? Non è bastata, il giorno del battesimo, la dura presa di posizione del sacerdote officiante il rito. Dinanzi ai ripetuti tentativi di dissuasione, Rocky lo ha guardato fisso negli occhi sibilando: “Se non la smetti, vi spiezzo in due!” (intendendo con “vi spiezzo in due” anche il fonte battesimale in marmo granito). 



Vogliamo continuare? Kanye West e Kim Kardashian se la sono cavata con un banale North West (Nord-Ovest, che poi abbrevieranno tutti in Nord. Potrebbe essere un’idea per il figlio di Matteo Salvini). Se la fantasia continuerà a (non) assisterli, i fratellini in divenire potrebbero chiamarsi South West, Far West e West and Soda (in caso di gemelli). Andiamo avanti: che ne dite di Seven Siriustraduzione maccheronica in inglese di Settimio Severo, imperatore romano? Stando nel medesimo filone, per i figli a venire potremmo suggerire Big Black (Nerone) e Urinal (Vespasiano)…

Dopo questa sommaria carrellata di astrusità, una domanda sorge spontanea: con la loro coraggiosa scelta, riusciranno George e Amal a indurre attori, cantanti, campioni sportivi e Vip vari a cambiare abitudine, scegliendo nomi più comuni? Ne dubitiamo. Le cronache rosa, infatti, segnalano che la tennista americana Serena Williams, in dolce attesa del primo figlio, stia pensando di chiamarlo, se fosse un maschietto, Roland Garros; le alternative sono Foro Italico o Tie Break; mentre se arrivasse una femminuccia, propenderebbe per un ben più classico Voléè. Il marito ha manifestato qualche perplessità, ma lei lo ha gentilmente convinto con una serie di diritti e rovesci stampati sulla faccia, che hanno lasciato lo stesso segno impresso dalla pallina sulla linea di fondo del campo (ovviamente, in terra rossa).

Anche la modella israeliana Bar Refaeli è in dolce attesa del secondogenito. Ha già messo al mondo Liv, nome scelto dal padre. Ora che tocca a lei, le preferenze cadrebbero su Pub (se maschio) o Happy Hour (se femmina). Last but not least (tranquilli, non è un nome da Vip…), la principessa Sofia di Svezia, che ha annunciato l’arrivo del fratellino del primogenito Alexander, nome scelto dal marito. Anche in questo caso è il suo turno. Emozionata, ha chiesto al consorte di poter sfogliare un catalogo… a caso (indovinate quale!), “la cosa più svedese che ci sia dopo la renna”. Ecco che cosa ha dichiarato alla tv di Stato svedese: “Se il mio secondogenito sarà paffuto e dal carattere riservato, lo chiamerò Malm, come il comodino. Qualora il piccolo fosse slanciato e sotto i 3 chili di peso, sceglierei per lui il nome di Knippe, quello di un attaccapanni. Sì, per i nomi il catalogo dell’Ikea è davvero una fucina di idee originalissime!”.