La seconda serata di Rai 3 di oggi, sabato 17 giugno 2017, continua ad essere incentrata sui casi di cronaca italiana. Sono Innocente porterà in studio il giornalista Alberto Matano, per raccontare la storia di chi è stato accusato ingiustamente dai tribunali italiani ed ha dovuto vivere un vero e proprio stravolgimento della propria esistenza. In questo primo appuntamento, il conduttore approfondirà quanto accaduto a Diego Olivieri, mediatore di pellame di Arzignago, in provincia di Vicenza, ed oggi 65enne. Una vita piena di soddisfazioni e piena dell’amore di una famiglia che ha costruito nel tempo. Tutto svanisce quella mattina di ottobre del 2007, quando Diego Olivieri viene arrestato con l’accusa di associazione mafiosa, riciclaggio e narcotraffico. Il tutto per un valore di circa 600 milioni di dollari, come scrivevano all’epoca le testate nazionali. L’accusa si fonda sul rapporto professionale fra Diego Olivieri ed un fornitore canadese, con cui collaborava da 13 anni. Un rapporto professionale distante da qualsiasi reato illecito e che tuttavia, agli occhi della legge, è significativo per rendere colpevole anche lo stesso commerciante. Trascorrerà un anno prima che la Cassazione si esprima a favore di Olivieri e riconosca la sua innocenza. 



Si concentrerà anche su un’altra storia di ingiustizia processuale, quella della studentessa Maria Andò. E’ il 2008 quando viene accusata di aver fatto una rapina a Catania circa sei mesi prima. Viene portata via sbigottita dalle forze dell’ordine e posta immediatamente in custodia cautelare grazie all’intervento del gip di Catania, Francesco D’Arrigo. In quegli attimi, racconterà in seguito, ricorda solo di aver capito il capo d’accusa, a cui si aggiunge presto anche quello di tentato omicidio. Ipotetico complice del reato è un tassista di Catania, una città in cui in realtà Maria Andò non aveva mai messo piede. L’inchiesta si conclude con nove giorni di carcere ed un anno di indagini, in cui la giovane studentessa vive un vero e proprio incubo. Mesi e mesi in cui le indagini comunque vanno avanti, come sottolinea Errori Giudiziari, fino all’identificazione della vera colpevole. Il cerchio tuttavia si stringe attorno a Maria Andò per via di una scheda sim che la sorella Federica aveva regalato al fidanzato dell’epoca, un numero di telefono che gli inquirenti trovarono fra i tabulati del principale sospettato. Le forze dell’ordine si dirigono così verso Maria grazie ad un unico dettaglio: assomiglia fortemente alla complice del rapinatore. 

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