Gerry Scotti ha rinunciato a parte dello stipendio pur di restare a Mediaset: lo ha rivelato lo stesso conduttore, legato al Biscione da oltre trent’anni. «Qui sono cresciuto, sono molto riconoscente. I dirigenti di oggi sono i giovani che conobbi all’inizio della mia carriera. Ci sono state discussioni, ci siamo mandati a quel paese, ma abbiamo costruito un rapporto unico», ha dichiarato Gerry Scotti nell’intervista rilasciata a Libero. E ha ammesso di aver accusato i dirigenti attuali di essere più “coccolosi” con altri, cioè con l’amante e non con la moglie che resta sempre, come si sente di essere lui. Non fa nomi, ma precisa di essere contento di non avere mai avuto un manager che lo rappresentasse: «Magari sarei diventato ricco il doppio ma non importa: mica voglio essere il più ricco del cimitero».



Non c’è mai stato il rischio per Mediaset comunque di perderlo: ha ammesso tanti abboccamenti con la Rai, ma non ha ricevuto nessuna proposta seria e strutturata. Di sicuro la scelta di restare non è stata economica, visto che ha optato per la diminuzione del 30% del suo compenso. Un sacrificio fatto in un momento delicato e di difficile raccolta pubblicitaria: «È un’azienda privata e la cosa non ha fatto scalpore, ma è successo. Adesso la situazione è migliorata». In Rai approderebbe volentieri però per condurre il Festival di Sanremo, del resto avrebbe il permesso di Pier Silvio Berlusconi, ma non pensa di poterlo mai condurre: «Se non l’ho mai condotto ci sarà una ragione».



Nell’intervista a Libero ha parlato anche del rapporto con i suoi genitori, che reagirono male quando rivelò loro di non voler fare più il pubblicitario e di non avere intenzione di fare l’avvocato, preferendo lanciare Radio Deejay. «Non ci parlammo più o meno due anni. Feci tutto il contrario di quello che all’epoca era importante: la rinuncia al posto fisso, al pezzo di carta, io che ero figlio unico». Le cose sono cambiate quando hanno cominciato a ricevere i complimenti per il suo successo, ma non si sono goduti molto la vita: sua madre è morta a 68 anni, suo padre a 70. «Ma hanno fatto in tempo ad accorgersi della mia affermazione».



Pur lavorando per la famiglia Berlusconi, Gerry Scotti non si è dovuto mai schierare. Del resto non ama parlare di politica e non ha un buon ricordo della sua esperienza in Parlamento dal 1987 al 1992 tra i socialisti: «Non sono riuscito a dare nulla. Non avevo ruoli, sono stato relegato a schiacciare un bottone». Per quell’esperienza, però, godrà di un vitalizio: nel 2014 scrisse a Matteo Renzi per chiedergli di trovare un modo per non riceverlo, ma da allora non è successo nulla. «Andrà a finire che a 67 anni riceverò il vitalizio e lo devolverò in beneficenza, depurandolo prima delle tasse. Peccato».