Il celebre cantautore e scrittore Roberto Vecchioni è l’ospite d’onore di questa 28esima edizione di Musicultura. Un personaggio che rappresenta il perfetto connubio tra musica e cultura. Nel corso della quarta edizione della rassegna La notte dei lettori, Vecchioni ha avuto modo di palare del proprio rapporto con la lettura evidenziando alcuni consigli sui libri che evidentemente hanno una certa rilevanza. Nello specifico Vecchioni ha ricordato: “Nella vita non si può non aver letto tantissime cose. Fra queste Cent’anni di solitudine di Marquez, Il Maestro e Margherita di Bulgakov e Finzioni di Borges. Inserirei anche Il nome della rosa di Eco ma i primi tre non si possono tralasciare. Anche Hemingway è d’obbligo. Una particolare attenzione va riservata agli scrittori sudamericani: una loro particolarità è che,a differenza dei colleghi americani o inglesi, hanno una grandissima capacità di esprimere la forma dando vita a grandi descrizioni e ad un’infiltrazione nell’anima precisa che non rompe mai le scatole. Gli scrittori americani sono sempre molto giornalistici, riassuntivi, spartani e veloci. Si aborriscano tutte le letture di gialli da seicento pagine alla Dan Brown perché non sono scritti dall’autore in prima persona. L’unico fra questi che si può accettare è Jeffery Deaver: con l’idea geniale del suo Lincoln Rhyme ha portato una novità nel genere giallo”.



Il celebre cantautore milanese Roberto Vecchioni è il grande ospite della serata finale dell’edizione 2017 del Musicultura di Macerata, mandata in onda in diretta su Rai 1 in prima serata per la conduzione di Fabrizio Frizzi. In queste ore Vecchioni oltre ad occuparsi di musica ha avuto modo anche di fare un tuffo nella sua altra grande passione: l’insegnamento. Nello specifico ha commentato per l’Ansa le tracce che sono state proposte dal Ministero dell’Istruzione per lo scritto di Italiano ai ragazzi che in questi giorni sono alle prese con il tanto temuto esame di maturità. Vecchione non ha nascosto che si sarebbe aspettato delle scelte differenti: “Mi aspettavo che si parlasse del livello di allarme dell’odio che c’è nel mondo, o anche della sperequazione delle ricchezze. Credo che siano state fatte delle scelte poco politiche in questo turno di esami, non si è detto nulla che potesse toccare la suscettibilità di chissà chi. Anche se sono stati trascurati questi argomenti mi sembra giusto parlare dell’uomo di fronte alla natura”.



Nelle ultime settimane Roberto Vecchioni è tra i protagonisti in libreria con il suo ultimo lavoro letterario intitolato “La vita che si ama – Storie di felicità”. Un libro nel quale racconta episodi che hanno caratterizzato la sua professione di insegnante e sul quale ha sottolineato al portale MessaggeroVeneto: “Gli anni Settanta sono stati anni difficilissimi per gli insegnanti. Di episodi allegri e comici ce n’è tantissimi: ho avuto allievi divertentissimi, spregiudicati; allievi che raccontavano “palle” dalla mattina alla sera e lo sapevo benissimo; allievi con cui andavo a fare lezioni anche fuori, al parco, perché non c’era bisogno di stare in aula, con cui ci si scambiava idee e nozioni: è sempre stato un piacere immenso. Episodi particolari? Ce ne sono stati: ad esempio episodi di ragazze innamorate, perché quando ero più giovane non ero brutto e quindi la fatica di dover far capire che non era il caso”.

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