Niccolò Ammaniti, scrittore e sceneggiatore, autore di “Io non ho paura” è stato intervistato da Famiglia Cristiana. E parla proprio di questo suo romanzo: “E’ una storia di iniziazione alla vita, un romanzo di formazione – ha spiegato – Nel protagonista c’è una metamorfosi. Poi c’è l’ambientazione in un sud che è mitico per la grande parte dei lettori. Quando l’ho scritto non pensavo potesse essere accolto in questo modo”. Per quanto riguarda la sceneggiatura Ammaniti sottolinea che il romanzo viaggiava già da solo, ma di sicuro il film l’ha aiutato. Svela poi che la sceneggiatura è stata scritta con Francesca Marciano in appena un mese. Sulla scelta a livello temporale: “Ho scelto il 1978 perché era l’anno del rapimento di Aldo Moro e in quegli anni se ne facevano tanti per estorsione purtroppo. Vedevano coinvolti spesso figli di industriali. Ricordo quando ero bambino e i miei genitori mi mettevano sempre in allerta dai malintenzionati proprio per questo motivo“. Continua: “Ho sempre repirato una certa aria visto che mio padre da psicanalista si ispirava all’età evolutiva. Per lungo tempo ho creduto che il comportamento umano però si potesse spiegare più dal lato scientifico”. Il mondo della scrittura: “Tutto è nato con il romanzo Branchie che avevo scritto per me più che pubblicarlo. Un mio amico lavorava in una piccola casa editrice e mi disse che cercavano autori esordienti per una nuova collana, uscì così dal cassetto ed ebbe recensioni positive. Tutto arrivò alla Mondadori che poi mi contattò per un secondo romanzo. Fu allora che iniziai a capire che poteva divnetare un lavoro“.



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