Dopo la clamorosa ammissione de Le Iene sul Blue Whale torna in auge chi per primo ha denunciato i vieo pubblicati dalla trasmissione di Italia 1 come falsi e ambigui: con un post su Facebook di tre giorni, Selvaggia Lucarelli aveva mostrato un video di circa 7 minuti in cui un giovane giornalista, Andrea Rossi di “Alici come prima” spiegava nel dettaglio tutti i problemi e i dubbi sui video del gioco orribile del suicidio. Con questo articolo ne avevamo parlato, mostrando anche noi il video: oggi riviene fuori, con l’ammissione della “Iena” Matteo Viviani, intervistato proprio dalla Lucarelli sul Fatto Quotidiano. «Mi hanno inviato il video de Le Iene su WhatsApp e subito il mio commento è stato: ‘questo servizio non mi convince’ – racconta Rossi a Repubblica – Dato che non hanno tagliato la fonte delle immagini, LiveLeak, ho deciso di fare una ricerca con l’aiuto di un amico».



Il “fact checking” ha funzionato questa volta e le Iene hanno dovuto ammettere la svista, anche se per Rossi le scuse di Viviani non sono accettabili, «Doveva dire che i suicidi non erano correlati a Blue Whale». Con tutto il discutere sulla veridicità o meno del Blue Whale Challenge il problema dell’emulazione, dell’autolesionismo e di molti gruppi che sul web inneggiano al studio purtroppo rimane. Le bufale vanno combattute, come del resto anche il problema che resta di fondo gravissimo. (agg. di Niccolò Magnani)



Dopo che Le Iene hanno ammesso che i video pubblicati nel servizio capostipite (in Italia) sul fenomeno orribile del Blue Whale, giusto nella giornata di ieri, la messa in onda di un altro servizio ma su un canale concorrente come Rai 3 a Chi l’ha visto ottiene il medesimo risultato in termini di insulti e attacchi sui social. Il popolo del web, dopo la clamorosa ammissione di Matteo Viviani nell’intervista con Selvaggia Lucarelli, non perdona la trasmissione condotta da Federica Sciarelli per aver provato ancora ad indagare un fenomeno strano e così complesso come il “gioco del suicidio”. Si pensa ad una grande immensa bufala, così ora ritiene il web dopo un iniziale panico opposto che rivela anche in quel caso la completa “sindrome” dell’opinione pubblica: prima tutti a favore, ora tutti contro, la mediazione purtroppo è quell’ingrediente che manca sempre. «Seriamente, #chilhavisto sta prendendo una toppata clamorosa, a mio modo di vedere, con ‘sta #bluewhale”, “Se cercate un attimo gli hashtag relativi a BlueWhale in questo istante vedete quanti danni faccia ogni passaggio televisivo. #chilhavisto”» sono solo alcuni dei commenti su Twitter o Facebook durante la messa in onda ieri sera di un servizio che cercava di comprendere se alcun casi avvenuti a Molfetta e Fiumicino fossero veri casi di Blue Whale oppure no.



Il contenuto non sembra interessare il web e ora l’attacco è diretto tutto contro i giornalisti che provano a capire la veridicità o meno di alcuni casi successi. Il dramma del suicidio rimane, questa non è per nulla una bufala: anche se magari non tutti quelli che vengon chiacchierati in giro per il web sono veri, esiste purtroppo anche quel gioco orribile che ha seriamente mietuto vittime in questi ultimi anni. Occhio alle bufale, ma occhio anche a rendere tutto una bufala. (agg. di Niccolò Magnani)

, viene messo sotto accusa il servizio delle Iene su Italia 1 dedicato al “Blue Whale”, il macabro gioco diffuso via internet in cui le vittime vengono istigate al suicidio. Il nodo principale è l’aver scoperto come le immagini shock diffuse dal filmato realizzato dalla Iena Matteo Viviani, in cui dei ragazzi si filmavano prima di buttarsi già da un palazzo (la prova estrema richiesta nell’ultimo giorno del “Blue Whale”) in realtà erano false. Questo nonostante Viviani le presentasse in maniera estremamente enfatica, e facesse chiaramente intendere come si trattasse di immagini forti, difficili da vedere perché relative a giovani che si tolgono la vita alla fine del “Blue Whale”. Nell’intervista a Selvaggia Lucarelli, Matteo Viviani specifica di sapere che quei filmati fossero falsi e non centrassero nulla con il “Blue Whale”.

La paura relativa al servizio delle Iene è quella di aver scatenato un meccanismo di emulazione che avrebbe portato moltissimi giovani italiani a scoprire il “Blue Whale”, e conseguentemente a tentare un gioco che senza quanto visto su Italia 1 non avrebbero mai scoperto. Non per niente anche le forze di polizia hanno affermato di essere stati costretti a intervenire, su segnalazione di alcuni genitori, per fermare ragazzi che avevano iniziato il percorso del gioco (che prevede atti di autolesionismo prima del suicidio previsto per il cinquantesimo giorno. Questo non era mai avvenuto prima che il servizio delle Iene venisse trasmesso. Così come l’interesse dei media è aumentato esponenzialmente da quando la trasmissione di Italia 1 si è occupata del caso, causando così un caso che non nasce dunque da internet, ma dall’interesse della televisione per un fenomeno peraltro assolutamente non verificato, come dimostrato dalla mancanza di riscontri. La stessa polizia russa ha parlato di un solo caso in cui è avvenuta una potenziale istigazione al suicidio tramite il “Blue Whale” su ben 130 casi presi in esame.

Viviani si è difeso spiegando come da una sua indagine gli studenti delle scuole nelle quali si è recato conoscessero già il “Blue Whale” prima del servizio delle Iene, e ha affermato come molto spesso il mondo degli adulti non riesce a comprendere fenomeni che su internet sono invece di pubblico dominio a loro insaputa. Certamente la Iena nell’intervista pubblicata su Il Fatto Quotidiano è stata incalzata da Selvaggia Lucarelli sul fatto che i filmati mostrati fossero stati volutamente travisati per farli sembrare legati al “Blue Whale”. Selvaggia Lucarelli ha anche contestato a Matteo Viviani il fatto che l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, nelle linee guida per evitare l’istigazione al suicidio giovanile, abbia innanzitutto invitato ad evitare ogni tipo di sensazionalismo. Cosa che il servizio delle Iene sembra non aver rispettato. Viviani ha risposto che la cifra stilistica del programma è quella e che aver provato a far luce sul fenomeno è sempre encomiabile, ma la Lucarelli ha chiuso l’intervista con un sarcastico: “Le Iene non ne escono bene”.