Sono pochi i registi che dimostrano di avere coraggio e va ammesso che Roberto De Paolis ne ha avuto parecchio a decidere di portare nelle sale Cuori puri, un film in cui il tema principale è la verginità.  Proprio quando in tutte le pellicole si usa l’inossidabile tripletta di donne, soldi e motori, questo regista, al suo primo film, mette in scena una storia con protagonisti due cuori puri. I protagonisti del lungometraggio sono da una parte la ventenne Selene Caramazza, che interpreta Agnese, e dall’altra il venticinquenne Simone Liberati, che porta il nome di Stefano e veste i panni di un giovane custode di un parcheggio accanto a un campo rom.



I due, dopo un fugace incontro in cui Stefano aveva aiutato la ragazza sorpresa a rubare, si rivedono perché la madre di Agnese, che ha il volto di Barbara Bobulova, presta volontariato proprio nel campo rom che confina con il parcheggio custodito da Stefano. Da pochi sguardi nasce un rapporto intenso dove ciascuno dei due è invitato a scoprire il mondo dell’altro. Agnese è una ragazza che frequenta l’oratorio di una chiesa cattolica con una madre molto devota che spinge affinché la figlia faccia un voto di castità fino al matrimonio. Tutto all’opposto si presenta Stefano, che invece non crede e non prega più, mentre da piccolo chiedeva a Dio che uccidesse il padre che lo menava. 



Le differenze poi nel corso del rapporto dei due giovani innamorati si approfondiscono. Come detto infatti Agnese va a fare la carità nel campo rom, mentre Stefano disprezza i ragazzi dello stesso campo che lo fanno penare facendogli scherzi e attacchi e abusano di contributi statali, mentre i suoi genitori sono stati costretti a vivere in camper per non aver pagato le rate dell’affitto.

Purtroppo dopo un po’ il film inizia a stancare ed emerge l’inesperienza del regista. La storia che aveva buoni elementi alla base prosegue senza che i co-protagonisti vengano bene tratteggiati e il bravo Stefano Fersi,  che interpreta don Luca, prete alla mano e moderno, non riesce a dare il suo meglio risultando quasi inutile nella trama. In aggiunta la storia dei due cuori puri si rivela meno idilliaca e pedagogica di quel che voleva essere, finendo di fatto per sfociare in una storia banale dove ci sono scene fortemente sconsigliate ai ragazzini. 



Ci si ritrova alla fine con il più classico degli schieramenti: da una parte degli ultra ortodossi cattolici che inneggiano alla verginità, ma senza capirne le ragioni, risultando quindi sessuofobi, dall’altra una giovane coppia in cui la ragazza “la dà via” al secondo appuntamento e poi si trova senza prospettive di una storia seria. Peccato! Con un’immagine si potrebbe descrivere questo film come un fiume che non riesce ad arrivare al mare, non si compie e si impantana. 

Attendiamo curiosi però il prossimo film del regista sperando che la prossima volta metta oltre a coraggio anche acume e riflessione, perché come l’amore per le belle donne e la verginità non sono contrastanti, così il coraggio non è per forza nemico dell’intelletto e della riflessione.