Cominciamo a constatare come va il mondo oggi, il contesto culturale in cui siamo, l’egemonia della finanza, Isis e terrorismo, la scristianizzazione dilagante, e, tirando le somme, mai e più mai verrà assegnato un Oscar a un film con una tematica del genere. Già, perché girare un film sulla vita di un santo è possibile, ma premiarlo con la statuetta d’oro non potrà più accadere.



La storia raccontata in Un uomo per tutte le stagioni (A Man for All Seasons, 1966) è abbastanza risaputa, Thomas More, cancelliere di re Enrico VIII d’Inghilterra, avvocato, scrittore, filosofo e giurista stimatissimo, pur di non cedere alle richieste del re arrivò fino al martirio. Semplicemente non aveva aderito al fatto che Enrico VIII volesse risposarsi con l’amante Anna Bolena, mettendosi di fatto fuori dalla Chiesa di Roma. Il re si proclamò capo supremo della Chiesa d’Inghilterra chiedendo il giuramento ai suoi cortigiani.



Thomas aveva rinunciato al cancellierato, ma non si era mai espresso in pubblico contro il matrimonio del sovrano e questo in un primo momento lo aveva salvato, ma quando dovette giurare per il re capo della Chiesa inglese si rifiutò di farlo. È qui entra in gioco un Giuda, che affermando il falso lo fa condannare a morte.

Thomas More è un uomo di legge, ubbidiente al re, ma dipendente da Dio: Questa è una guerra contro la Chiesa, contro il Papa successore di Pietro che ci ricollega a Cristo. Un uomo di fede, convinto, certo: Non è un’opinione, io lo credo. Oggi verrebbe definito un cattolico integralista, anzi a vedere alcune posizioni progressiste all’interno della Chiesa la sua intransigenza potrebbe essere fuori luogo. È un uomo invece certo della sua vocazione cristiana e che afferma l’appartenenza a Cristo fino alla morte. Ma è un uomo, trema, ha paura, ama la sua famiglia e nella prigione poco prima del processo farsa risponde all’amata figlia: Non è questione di ragionare, in definitiva è questione di amare. Amava Dio, amava Cristo, ma si sentiva amato e perciò disposto al sacrificio.



Dice Peguy: “Ora io sono il loro padre, dice Dio, e conosco la condizione dell’uomo. / Sono io che l’ho fatta. / Non chiedo loro troppo. Non chiedo che il loro cuore. / Quando ho il cuore, trovo che va bene. Non sono difficile. // Tutte le sottomissioni da schiavo del mondo non valgono un bello sguardo da uomo libero. / O piuttosto tutte le sottomissioni da schiavo del mondo mi ripugnano e io darei tutto / Per un bello sguardo da uomo libero.”

Un uomo innamorato di Cristo, un uomo libero. Thomas More/Tommaso Moro è  stato proclamato santo nel 1931 ed è protettore degli statisti e politici  e viene festeggiato il 22 giugno.

Un uomo per tutte le stagioni, oltre che come miglior film, ha vinto (nel 1967) l’Oscar per la fotografia, i costumi, la sceneggiatura non originale, l’attore protagonista e la regia. Il regista, Fred Zinnemann aveva già vinto la statuetta con Giungla d’asfalto nel 1954, ma altri suoi film sono rimasti nella storia del cinema: Mezzogiorno di fuoco, Il giorno dello sciacallo, solo per citarne alcuni.

Bravissimo Leo McKarne nei panni di Thomas Cromwell, spietato accusatore di More. Oscar per l’interpretazione maschile a Paul Scofield nelle vesti del santo. Attore di teatro con un grande repertorio shakespeariano è convincente sia nell’interpretazione che nella mimica facciale.