Nella giornata di oggi, giovedì 13 luglio uscirà nelle sale italiane Cane mangia cane, film diretto da Paul Schrader nel 2016 tratto da un romanzo di Edward Bunker pubblicato nel 1996. La storia narrata è quella di tre ex detenuti i quali intendono adattarsi alla convivenza civile, ma sono frenati da alcuni fattori di non poco conto, a partire da una condizione psicologica non proprio ottimale. Diesel (Christopher Matthew Cook ) ha una moglie che lo assilla e non può sganciarsi dalla mafia, essendone a libro paga. Troy (Nicolas Cage) è a sua volta deciso a vivere secondo le regole, ma la sua brillante mente non può fare a meno di odiare il sistema, esponendolo quindi ad un rapido deragliamento dai propositi virtuosi. Infine Mad Dog (Willem Dafoe), che rappresenta una vera e propria mina vagante sempre pronta ad esplodere, con incalcolabili conseguenze. Quando arriva un’offerta di lavoro sporco da parte di un boss della delinquenza organizzata, il primo impulso sarebbe quello di rifiutare, ma poi i demoni che li possiedono hanno la meglio.
Il trio intende utilizzare il lavoro commissionatogli come un vero e proprio jackpot, l’utimo colpo con il quale finanziare la definitiva uscita dal crimine. Devono rapire un bambino, figlio di un mafioso concorrente di quello che ha ordinato il colpo, ma nonostante Troy progetti un piano estremamente ingegnoso, ben presto la situazione si fa estremamente critica. I tre dovranno quindi darsi da fare non per cambiare vita, ma per non tornare immediatamente in prigione, considerato che le forze di polizia non avevano mai smesso di tenerli sotto stretta osservazione.
Il lungometraggio di Paul Schrader, già noto al grande pubblico per aver steso la sceneggiatura di Taxi Driver e Toro scatenato e per aver diretto American gigolò, ruota in particolare intorno al complesso rapporto tra i tre protagonisti e riesce a presentare dialoghi spesso divertenti, che riescono a dare il giusto tocco d’ironia alla pellicola, smussandone almeno in parte la grande violenza che lo caratterizza a tratti. Un film quindi molto parlato, nel quale diventano centrali proprio l’aspetto psicologico e il gioco di effetti visivi, reso secondo i canoni propri del videoclip. Proprio la miscela tra violenza e ironia che ne risulta, ha spinto una parte della critica specializzata a elogiare il regista in qualità di vero e proprio reinventore di un genere, l’action movie, che pure sembrava ormai aver detto tutto.
Una scelta che però potrebbe rivelarsi problematica al botteghino, considerato appunto come i patiti del genere potrebbero essere spiazzati dall’idea di privilegiare i dialoghi nei confronti dell’azione pura. Se l’azione passa in secondo piano, va però sottolineato che viene declinata magistralmente da Schrader, il quale regala una serie di scene estremamente suggestive dal punto di vista puramente visivo. Tanto da far infine passare in secondo piano alcune scelte narrative non proprio azzeccate e i piccoli difetti che affiorano nel corso della narrazione.