Abile nel non lasciarsi imbrigliare dai luoghi comuni, Fulvio Abbate riesce ad essere sempre un provocatore. Basta un microfono o un’intervista, come quella a La Verità, per far cominciare lo show. E ne ha per tutti, a partire dal premio Strega, il cui meccanismo di voto sarebbe tutt’altro che limpido: «In realtà puoi anche candidare un volantino di prodotti di un hard discount, e se decidi che quello vince, vince». Non esistono intoccabili per il marchese, che quando si parla di mediocrità tira in ballo il prototipo contemporaneo: «Un ircocervo tra Fabio Fazio e Massimo Gramellini». Non considera mediocre Fiorello, al quale però non rivolge carezze: «Il miglior showman. È solo refrattario alle critiche, che mal sopporta. Posso dire che l’Edicola su Sky, che ha più recensioni che spettatori, la considero di una modestia assoluta, clone di appuntamenti simili?». Per Fulvio Abbate qualche giornalista vorrebbe parlarne male nelle sue rubriche, ma pare che gli abbiano confidato di non poterlo fare perché Fiorello «è permaloso, e poi è amico dei nostri direttori». Il premio dato a Fiorello, un riconoscimento giornalistico, la dice lunga secondo lo scrittore sullo stato della professione in Italia.
FULVIO ABBATE: “FIORELLO NON ACCETTA LE CRITICHE”
LA SINISTRA? PIÙ RIVOLUZIONARIO LO ZIO DI CHRISTIAN DE SICA!
Quando si parla di sinistra però si ferma. Ma è solo un’occasione per preparare l’ennesimo attacco. Per Fulvio Abbate infatti non esiste più la sinistra. Si parte da Nichi Vendola: «Ha scoperto la maternità dei ricchi, è andato all’estero per soddisfare il suo bisogno». Poi tocca a Giuliano Pisapia e alla reazione che ha avuto quando lo ha visto con Laura Boldrini («Non è bbona manco come zampirone») e Gad Lernen: «Siamo sempre alla gauche caviar, immemore dei precedenti nefasti: Lerner prima si è affiancato a Romano Prodi, poi a Rosy Bindi. Non hanno fatto entrambi una bella fine politica». Spiragli positivi non ne offre neppure il Movimento 5 Stelle, «pieno di rigurgiti fascisti e di imbecilli che sono contro i vaccini e vogliono curare il cancro con i fiori di Bach». Va a finire che il più rivoluzionario di tutti era lo zio di Christian De Sica: «L’assassino di Lev Trotskij era Ramon Mercader, fratello della mamma di Christian, Maria, seconda moglie di Vittorio De Sica».