Ma ve la sareste aspettata, in piena estate 2017, una spiaggia fascista? Eppure a Chioggia, in Veneto, allo stabilimento balneare “Punta Canna”, c’è un lido dove abbondano busti e immagini del Duce, saluti romani e insegne con slogan del Ventennio. E non è il solo. Ne abbiamo scovato un altro più a Sud, segnatamente a Marina di Camerota, ribattezzata da chi di dovere “di Camerata”, tanto per rispolverare i fasti perduti Ma che si fa su una spiaggia fascista, qual è la giornata-tipo del bagnante nostalgico? Eccovi un dettagliato resoconto.
Ore 9. L’ingresso allo stabilimento di Marina di Camerata è proprio adiacente al porto (che, ovviamente, è stato chiamato “Porto il Manganello”). Al primo piano della costruzione all’ingresso, l’addetto alla reception, da un balcone che ricorda, seppur in piccolo, quello di Palazzo Venezia, accoglie i turisti interessati con voce stentorea, amplificata da un robusto megafono, con il quale avverte di sbrigarsi, di attraversare Viale Marcia su Roma e di prendere il primo corridoio a destra, Via Asmara (che altro non sono che le file degli ombrelloni), così da poter assistere, all’interno di Piazzale dell’Impero (una zona di spiaggia recintata e sorvegliata come un presidio militare), alla cerimonia dell’alzabandiera. Prima di entrare, però, un guardiano, vestito con bustina tipo militare in tessuto grigio-verde, camicia nera di tipo sportivo e pantaloni alla zuava, intima, in tono marziale, di acconciarsi alla bisogna: qui si entra solo, maschi e femmine, indossando un costume nero tutto d’un pezzo. Poi, di corsa, mentre un folto gruppo di Avanguardisti fa bella mostra di sé, inizia la cerimonia dell’alzabandiera.
Ore 9.30. Tutti in spiaggia, e subito una nota di colore: non ci sono le classiche cabine, sostituite da ampie e confortevoli… camerate.
Ore 10.00. Su un qualsiasi lido italico sarebbe l’ora dell’acquagym, ma qui, nella spiaggia fascista, i termini anglofoni non sono ammessi, né tantomeno apprezzati. Meglio il latino. Ecco allora l’ora di “Veri nantes in gurgite vasto”, con tanto di istruttore iperpalestrato, chiamato con doveroso e sottomesso rispetto “Il Duce”.
Ore 11.00. L’ora ginnica volge al termine e occorrono repentino slancio e giusta dose di agilità nell’uscire dall’acqua. I ritardatari, infatti, vengono esposti a pubblico ludibrio, come testimonia il cartello, immaginiamo piantato con virile vigoria, che fa bella mostra di sé sulla battigia: “Boia chi è a mollo!”. È questo il momento giusto per prendere possesso degli ombrelloni. Con una doverosa precisazione: non ci sono sdraio a disposizione, perché – urla il solito megafono dal solito balcone dalla reception – “il vero fascista si spezza ma non si piega, la parola ozio è bandita dal nostro vocabolario. La stasi debilita, l’azione rinfranca”. I più ardimentosi si cimentano a costruire palazzi di sabbia, naturalmente in perfetto stile fascista. Ancora si narra dell’impresa compiuta anni orsono da un certo Vittorio, che realizzò in meno di un giorno un mini complesso di edifici, vie, piazze, teatro all’aperto, giardini e corsi d’acqua (tuttora conservati nei pressi di Piazzale dell’Impero), a cui si è dato pomposamente il nome di “Vittoriale degli Italiani”.
Ore 12.30. L’ora del rancio incombe. Menù fisso: pasta Balilla con aglio, olio (di ricino) e peperoncino.
Ore 14.00. Sotto la canicola, nell’ora più calda, ecco il momento dei giochi in spiaggia. Due squadre, qui affettuosamente chiamate Milizie, si contendono il primato quotidiano: quella dei Sommergibilisti sfida i Marinetti in appassionanti giochi d’acqua; si segnala il divertentissimo (sempre a detta del megafonista di cui sopra) “Re degli Abissini”, una gara in cui bisogna tuffarsi con coraggio dagli scogli nei piccoli… abissi sottostanti, cercando di resistere il più a lungo possibile senza respirare prima di risalire in superficie. Sulla spiaggia, i giovani invece si sfidano in giochi con la palla: da una parte, i suscettibili e saettanti calciatori della “Fascio” di Nervi, dall’altra, i vigorosi e gagliardi atleti della “MinCulPop” (Mini Culturisti di Populonia”). Per i più piccoli è invece programmato un agguerrito torneo di calcio balilla.
Ore 18. Dopo quattro ore tra salti, tuffi, partite di calcio, tiri alla fune, acrobazie ginniche varie, esercitazioni con l’arco, duelli con la sciabola, colpi di moschetto e di obice, l’intensa giornata sulla spiaggia fascista volge al termine. Siccome all’orizzonte il tramonto è rosso, qui nessuno rimane a osservarlo. Si rientra in camerata cantando a squarciagola un variopinto repertorio di canzoni nostalgiche. L’ammainabandiera pone fine, sul far della sera, alla giornata, in attesa che l’alba di un nuovo radioso giorno risorga su questo lembo di terra italica.
Ma come si riconosce un vero fascista in vacanza su una spiaggia fascista? A differenza del finto camerata, il vero nostalgico ha l’ascella sempre abbronzata. Come mai? Perché i veri fascisti stanno sempre ad omaggiare con il saluto romano tutti gli altri commilitoni, pardon, bagnanti. Non solo: essendo il motto dei veri camerati “Resistere a ogni costo (quando si sta al sole)”, su una spiaggia fascista vige l’obbligo di abbronzarsi il volto in un battibaleno; bastano pochi giorni, talvolta poche ore, per adottare il colore d’ordinanza: una… faccetta nera, ovvio!