ULTIMA VOLTA INSIEME PER LA COPPIA
In questa rocambolesca commedia degli equivoci Totò e Peppino De Filippo ripropongono il loro schema comico che riesce sempre e comunque a divertire il pubblico, pur mantenendo una struttura già vista e conosciuta dagli spettatori. Il film, ambientati nella Berlino del 61, trae ispirazione dalla costruzione del muro di Berlino avvenuta proprio in quell’anno. Molte sono le analogie ed i riferimenti ai film Totò nella luna e Totò, Peppino e la dolce vita. Rispetto ai tanti film realizzati grazie alla collaborazione tra Totò e Peppino, questo film è uno dei meno noti e peggio riusciti del duo comico napoletano. La trama appare confusa ed in alcuni tratti noiosa. I critici gli hanno rimproverato al ripetitività di alcune battute, che le fanno risultare pretestuose, così come la trama poco convincente e realistica. Totò e Peppino divisi a Berlino rappresenta uno degli ultimi film in cui i due attori reciteranno assieme.
GIORGIO BIANCHI DIRIGE IL PRINCIPE DE CURTIS
Totò e Peppino divisi a Berlino è una pellicola comica del 1962 diretta da Giorgio Bianchi con Totò, che nel film interpreta tre personaggi: Antonio La Puzza, la zia monaca e l’ammiraglio Attila Canarinis, Peppino De Filippo (nel ruolo di Peppino Pagliuca), Nadine Sanders, Luigi Pavese, Peter Dane, Dante Maggio e Robert Alda. Sarà l’ultimo cortometraggio di De Filippo e Totò in cui sono presenti i nomi degli attori all’interno nel titolo del film stesso. La critica ha trovato poco convincente l’interpretazione dei due grandi attori e la sceneggiatura, infatti, i due hanno recitato insieme, dopo questa pellicola, solo in altri due film, nei quali De Filippo interpretava ruoli minori, poco significativi, in “gli onorevoli” e “Totò contro i quattro”.
LA TRAMA DI TOTÒ E PEPPINO DIVISI A BERLINO
Antionio La puzza, proveniente dalla Campania e più precisamente da Acerra, decide di emigrare in Germania, a Berlino, per rintracciare Giuseppe Pagliuca, un suo concittadino arrivato nella capitale tedesca molti anni prima. Ma arrivato a Berlino troverà ad accoglierlo due loschi individui che, invece di dargli una mano nella sua ricerca, approfitteranno di lui. Per una cifra che si aggira attorno ai venti milioni di lire, lo assolderanno per compiere una vera e propria truffa in cui dovrà fingere di essere un ex ammiraglio nazista che assomiglia molto a La Puzza. Il tutto compiendo falsa testimonianza in tribunale. D’avanti al giudice La Puzza proclama solennemente l’innocenza dell’ammiraglio e, seppur con molta titubanza, viene liberato. Ma l’esercito americano rimane, tuttavia, sulle sue trecce per spiare tutte le sue mosse. Dopo diverse settimane, all’interno di un gruppo di italiani, riesce finalmente a trovare Peppino Pagliuca. Quest’ultimo era stato chiamato dai russi per testimoniare ai danni di La Puzza nel processo contro l’ammiraglio nazista. Anche i sovietici sono sulle tracce di Pagliuca, perché convinti che l’ammiraglio sia scappato dalla galera presso cui era rinchiuso. L’esercito russo deciderà di assoldare sia La Puzza che Pagliuca, scambiando però il loro libro della Smorfia per un manuale segreto in grado di abbattere un aereo americano. Poco dopo, anche l’esercito cinese scambia La Puzza e Pagliuca per l’ammiraglio Canarinis ed il suo braccio destro. I due vengono dunque inviati in Cina ed assoldati al servizio del governo.