Un thriller romantico di stampo hollywoodiano, che però non è stato girato a Hollywood ma in Australia: 2:22, diretto da Paul Currie, è un film curioso, realizzato con una cura estrema dei dettagli nonostante il budget contenuto. Siamo a New York City, dove Dylan Branson (Michiel Huisman) lavora come controllore di volo e segue una routine quotidiana rassicurante, fatta di esercizi, lavoro, riposo, finché un sogno e un evento inspiegabile che accade in aeroporto non gli cambiano la vita. 



Mentre dirige l’atterraggio di un aereo, Dylan resta paralizzato, incapace di reagire. Per un soffio evita la collisione di due velivoli e viene sospeso. Uno dei passeggeri era Sarah (Teresa Palmer), una giovane che lavora in una galleria d’arte dopo essere stata costretta a rinunciare alla danza, il suo grande sogno. I due si incontrano per caso in città durante uno spettacolo e tra loro scatta un feeling immediato, ma Dylan è distratto da qualcosa di strano che sta accadendo nella sua vita: ogni giorno vede ripetersi una sequenza di eventi, un pattern che comincia a inquietarlo e ossessionarlo. Non ne comprende il significato, ma il fulcro di tutto è la Grand Central Station, dove anni prima si era verificato un tragico evento costato la vita a una giovane cantante. E sembra proprio che il dramma sia destinato a ripetersi, se lui e Sarah continueranno a vedersi. 



Il film è costruito sul tema del karma, delle trame del destino che si ripetono nel tempo, e sulla domanda se sia possibile cambiare il corso degli eventi e non soccombere al fato. La trama è tutt’altro che lineare: passato e presente si intersecano e si sovrappongono, arte e realtà si rispecchiano, mentre lo spettatore cerca di venire a capo del mistero insieme a Dylan.

I due protagonisti, uniti da un passato tormentato in cui hanno dovuto rinunciare a un sogno (Sarah) oppure affrontare una paura che non sono riusciti a superare (Dylan, che non riesce a volare), vivono la classica storia d’amore istintiva ma credibile, anche se il fuoco del film rimane l’ossessione del protagonista per i pattern che vede intorno a sé. La presenza di un fenomeno astronomico insolito fa da sfondo a ciò che di straordinario sta accadendo, mentre lo spettatore cerca di immaginare il finale. 



In un certo senso, 2:22 ricorda I guardiani del destino di George Nolfi, per l’idea della corsa contro il tempo, il conflitto tra destino e libertà di scelta e il finale rassicurante. Non propone una visione del tutto nuova del problema, anzi, certi meccanismi appaiono un po’ scontati e si avverte un certo manierismo, un velo di freddezza. Seguiamo il gioco a incastri, l’enigma che ci viene chiesto di risolvere, ma è difficile emozionarsi. 

Resta comunque un film che, seppur con i suoi difetti, si segue con curiosità, soprattutto se si è attratti dalle storie che giocano con il tempo e con il tema dell’eterno scontro tra libertà e destino.