Il boss malavitoso Matteo Messina Denaro, superlatitante, ha una protezione vastissima di fedelissimi. Eppure due mesi fa la Polizia mise a segno un colpo importante. La procura di Palermo diretta da Francesco Lo Voi fece scattare un provvedimento di fermo per 14 persone, tutte residenti nella zona di Marsala. In quella zona della Sicilia si erano strette le indagini grazie ad alcune preziose intercettazioni. Messina Denaro si sposta di frequente. La rete di assistenza e di protezione è ampia, questo fu il provvedimento di fermo disposto dal procuratore Lo Voi e dai sostituti Carlo Marzella, Pierangelo Padova e Gianluca De Leo, della direzione distrettuale antimafia. Scattò un fermo d’urgenza perché dalle intercettazioni sembravano emergere fibrillazioni all’interno della famiglia mafiosa di Marsala.
CHI È MATTEO MESSINA DENARO? TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE
DENARO DETTO U SICCU
Tra poche ore nella prima serata di Rai 1 va in onda la trasmissione Speciale Cose Nostre nella quale si parlerà delle stragi mafiose degli anni Novanta ed in particolare del boss malavitoso Matteo Messina Denaro, superlatitante ed ultimo responsabile di questa triste pagina di storia italiana ancora non assicurata alla giustizia. Scopriamo qualcosa di più sul suo conto.
Matteo Messina Denaro sopranominato U Siccu (il magro) per via della sua costituzione fisica, è nato a Castelverano in provincia di Trapani il 26 aprile del 1962. Attualmente è uno dei latitanti più ricercati al mono per essere capo indiscusso della mafia operante nella provincia di Trapani nonché considerato attuale capo assoluto. Figlio di Francesco Messina Denaro a sua volta capo della cosca di Castelvetrano, nel 1989 venne denunciato per associazione mafiosa e nel 1991 ha ucciso Nicola Consales, un albergatore della provincia di Trapani colpevole di aver ingiuriato la sua amante che a quel tempo lavorava presso la medesima struttura alberghiera.
MATTEO MESSINA DENARO, IL BOSS AGLI ORDINI DI RIINA (SPECIALE COSE NOSTRE)
RESPONDABILE DELL’OMICIDIO DI VINCENZO MILAZZO
Agli ordini di Totò Riina, fece parte di un gruppo di fuoco che si recò a Roma nel 1992 per compiere appostamenti ai danni di Maurizio Costanzo, dell’allora Ministro Claudio Martelli e del giudice Giovanni Falcone. Ha commesso diversi assassini tra cui quelli di Vincenzo Milazzo e moglie che peraltro era incinta di tre mesi e soprattutto fu favorevole agli attacchi dinamitardi degli anni Novanta provocando la morte di dieci persone e 106 feriti. Attualmente è latitante nonostante gli sforzi della DIA che è riuscita a scoprire alcune vicende legate a Messina Denaro grazie anche alle rivelazioni dei pentiti.