Stasera, venerdì 21 luglio 2017, la rete ammiraglia di Casa Rai a due giorni di distanza dall’anniversario della strage di Via D’Amelio, racconterà in prima serata “Cose Nostre”, tramite uno speciale che verrà dedicato interamente alla figura di Matteo Messina Denaro. Durante il tragico attentato, persero la vita il giudice Paolo Borsellino insieme ai 5 agenti della sua scorta. Al boss della mafia, latitante ormai da oltre 25 anni, viene “dedicato” questa sera, l’appuntamento di “Cose Nostre” tramite interviste e dichiarazioni inedite. L’uomo originario di Castelvetrano, era soprannominato “U siccu” (“Il secco”) per via della sua costituzione fisica e, ad oggi, è considerato tra i latitanti più ricercati al mondo. Speciale Cose Nostre verrà condotto da Emilia Brandi e andrà in onda su Rai1 a partire dalle 21.30. Il boss ricercato da anni, risulta essere in “primo piano” per avere contribuito in prima persona alle pagine più scure del nostro paese. Condannato per le stragi di Roma, Firenze e Milano del 1993 ma anche legato agli attentati dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Matteo Messina Denaro vive in clandestinità da anni, facendosi aiutare da un’arguta rete di complici che in più di una occasione gli hanno permesso di sfuggire alla cattura.
SPECIALE COSE NOSTRE, MATTEO MESSINA DENARO: DIRETTA
LA COMMOZIONE DEL FIGLIO DI CIMAROSA
Finisce lo speciale di Rai 1 di questa sera sulle parole del figlio di Lorenzo Cimarosa, uomo che dopo essersi sottomesso per anni al potere di Matteo Messina Denaro e della sua famiglia, ha deciso di ribellarsi e di collaborare con la polizia. Il figlio ricorda con commozione il momento in cui il padre è tornato a casa dicendo che aveva iniziato a collaborare con la polizia. Giuseppe inoltre ricorda che suo padre ha chiesto alla moglia Rosa, l’anello di congiunzione con la famiglia Denaro, in quanto cugina di quest’ultimo, di scegliere tra la sua famiglia e lui: lei non ha esitato nemmeno un istante e ha deciso immediatamente di restare al suo fianco in questa dura lotta contro la mafia. Poco dopo Lorenzo si ammalò ed è morto proprio nel gennaio di quest’anno, ma nel suo tempo tra l’ospedale e la casa, ha semppre continuato ad aiutare la polizia. Il figlio afferma di voler continuare la battaglia del padre e gli vien da piangere ricordando un padre che lo ha reso davvero fiero!
LA STORIA DI LORENZO CIMAROSA
Grazie ad una rete di relazioni a più livelli, sembra non esserci fine all’impero di Matteo Messina Denaro. A partire dal 2010 vengono confiscati tutti i beni ad una serie di imprenditori che avevano un rapporto con il latitante numero 1 Denaro. In modo particolare egli si inserisce nel business eolico, che porta moltissimi soldi per l’investimento e frutta altrettanti soldi. Matteo riesce anche durante la latitanza a comunicare con tutti e a fare arrivare ovunque la sua voce, grazie a contadini e pastori che conoscono perfettamente ogni pietra e ogni stradina dei luoghi più sperduti della zona. Lorenzo Cimarosa è un semplice uomo che ad un certo punto si sposa con Rosa Filardo, cugina di Matteo. Cimarosa per anni subisce gli ordini di Denaro e mantiene segreta la sua posizione. Dopo poco tempo egli viene così arrestato per favoreggiamento e nel 2013 il suo muro di omertà si sbriciola e inizia a collaborare con la polizia. Egli è morto a gennaio di quest’anno, ma fino all’ultimo ha aiutato la polizia senza mai voltarsi indietro. Il figlio Giuseppe e la moglie Rosa lo hanno sempre sostenuto nella sua lotta contro la mafia fino all’ultimo momento della sua vita. Il figlio soprattutto ha sempre assunto, fin dai primi anni della sua adolescenza, una ferma posizione contro la mafia e per questo inizialmente il rapporto con il padre era difficoltoso.
LA CORRISPONDENZA CON PROVENZANO E VACCARINO
Nel 1996 il latitante Sinacori viene catturato e così gli uomini della polizia mancano per poche ore Matteo Messina Denaro, che prorpio qualche momento prima era lì con Sinacori. Ma quest’ultimo inizia poco dopo a collaborare con la polizia e comunica informazioni importanti riguardo a Denaro: il suo peso specifico all’interno di Cosa Nostra e anche il suo stretto legame con il super boss Provenzano. Nel 2006 il capo viene finalmente arrestato e vengono trovati nel suo nascondiglio moltissimi pizzini, con i quali Provenzano teneva sotto controllo tutte le vicende di Cosa Nostra. Proprio tra questi pizzini troviamo molte lettere ricevute da Denaro, il quale si infuria letteralmente perchè il capo ha custodito le lettere e non le ha distrutte dopo averle ricevute. Si scopre dopo anni una fitta corrispondenza tra Antonino Vaccarino e Matteo Messina Denaro, ma in queste lettere il mafioso non da ordini specifici ma condivide con Vaccarino i suoi pensieri e i suoi sfoghi circa la sua condizione di latitante. Quando le autorità scoprono la corrispondenza di Vaccarino con il super latitante, egli è costretto a “ripudiare” pubblicamente la fifura di Denaro, il quale infatti gli manda un’ultima lettera infuriata.
IL LEGAME CON LA MASSONERIA
Non solo la mafia pare molto legata alle istituzioni, ma sembra che sia anche particolarmente legata alla massoneria. Il sostituto procuratore di Trapani, Andrea Tarondo, ci racconta proprio questo aspetto. Un’intervistatrice chiede a molti semplici cittadini di queste zone se sanno qualcosa della presenza della massoneria al fianco della mafia, ma molti di loro negano la sua esistenza oppure affermano che loro “si uccidono tra di loro, non vengono a nuocere a noi”. Nei primi anni 2000 le inquieste giungono a capire lo strettissimo legame tra la mafia e imprenditori, politici ecc. e capiscono che da anni essi si spartiscono tutto in questa regione. Rino Giacalone, giornalista, da anni si occupa di capire proprio questo legame e di investigare gli ambiti di incontro di queste parti. Egli, intervistato, dice che a Trapani la mafia non è mai stata quella delle coppole e lupare, ma è sempre stata quella della borghesia, la mafia che incontri nei buoni salotti della società. Questo giornalista dice che recentemente ha ricevuto delle minacce, che gli dicevano di smettere di scrivere contro la massoneria.
L’INIZIO DELLA LATITANZA
Matteo Messina Denaro, protagonista dello speciale di questa sera, nei primi anni 90 incontra una donna austriaca, della quale si innamora e viene ricambiato. Lui spesso dunque frequenta l’hotel nel quale la donna lavora, ma il vicedirettore “osa” apostrofare Matteo e i suoi amici “quattro mafiosetti” e viene così dopo poco fucilato nella sua macchina. Dopo poco tempo si svolge il famoso maxi processo, a cui parteciparono anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: il processo arriva in poco tempo a condannare moltissimi mafiosi e a dare a 19 di questi l’ergastolo. A causa però del loro lavoro per fermare la mafia, nel giro di poco tempo sia Falcone che Borsellino vengono uccisi nelle tristemente famose stragi di Capaci e di Via D’Amelio. L’anno dopo, il 14 maggio del 1993, Matteo Messina Denaro diventa mandante degli atti intimidatori contro Maurizio Costanzo a Roma. Ma questo è solo il primo atto di Cosa Nostra in questo maledetto anno per l’Italia: poco dopo anche Firenze e Milano vengono attaccate dalle bombe di Cosa Nostra. Una notte di quella terribile estate Matteo Messina Denaro diventa un latitante, seguendo così le orme del padre, già latitante da 3 anni.
L’ATTENTATO A RINO GERMANA’
Dopo essere partiti dalle origini della mafia in Sicilia, si giunge sempre più vicini alla storia di Denaro. Nel 1985 affidano al poliziotto Montalbano una attività investigativa sulla loggia Scontrino, che fa benissimo capire a Saverio Montalbano l’intreccio tra mafia, politica e massoneria. Dopo pochi giorni egli fu tolto dal suo ruolo, quindi fu ripagato con l’ostracismo il suo zelo investigativo! E così Montalbano capì come funzionava il mondo, cioè che nello stato c’erano molti che non volevano che le inquieste della polizia proseguissero in un certo senso. Rino Germanà, a capo della squadra mobile di Trapani dal 1987, inizia a capire lo spessore di Francesco Messina Denaro e quindi inizia a mettergli il fiato sul collo. Interroga anche in quell’occasione il figlio Matteo, e subito Germanà vide in lui quel carattere da leader, che alla sua vita in campagna preferiva le donne, i soldi e il potere. Dopo il rapporto di Germanà, egli viene trasferito in tempi record. Il 14 settembre del 1992 avviene un attacco a Germanà, il quale riesce a salvarsi uscendo dalla sua macchina e rispondendo al fuoco. Proprio in quegli anni Matteo Messina Denaro diventa un killer al servizio dei corleonesi.
I PRIMI ATTI DELLA MAFIA IN SICILIA
Si inizia questa sera con un riassunto degli atti più efferati della mafia degli ultimi anni, per poi giungere a fare il nome del vero protagonista di questo speciale: Matteo Messina Denaro. Il boss mafioso, nato il 26 aprile 1962 a Castelvetrano, è ormai da ben 24 un fantasma. Una provincia tranquilla, apparentemente calma, dove c’erano i pastori e il lavoro con un’altra grande risorsa, il sale. Ma in queste zone già pochi anni dopo la fine della guerra si stabiliscono diverse famiglie mafiose. Saverio Montalbano è il primo che questa sera interviene e inizia a parlare dei primi anni 80, quando il sindaco di Castelvetrano, Vito Lipari, venne ucciso dalla mafia. Nel 1982 vi fu un vero e proprio sconvolgimento in queste terre, perchè vennero fuori i corleonesi, che in pochi anni uccisero tutti coloro che appartenevano alle vecche famiglie mafiose. E così nel giro di pochissimi anni si fanno quasi 1000 morti. Avviene poi a Trapani nel 1983 l’omicidio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, al cui posto viene messo il giovane giudice Palermo.
SPECIALE COSE NOSTRE, ANTICIPAZIONI 21 LUGLIO: IL BOSS LATITANTE
LA FIGLIA A PRESO LE DISTANZE
Speciale Cose Nostre torna nella prima serata di Rai1 oggi, a partire dalle 21.10 circa. Matteo Messina Denaro, sarà al centro del nuovo argomento del programma e racconterà gli oltre 25 anni di latitanza del boss mafioso. Tanti gli accadimenti insoliti durante il corso della sua “misteriosa sparizione” come nel caso del 2010 quando è stato avvistato allo Stadio di Palermo durante la partita di calcio Palermo-Sampdoria. Nello stesso anno, il boss è stato inserito da Forbes nella lista dei dieci latitanti più pericolosi al mondo. Nel 2015, l’emittente radiofonica Radio Onda Blu ha diramato delle informazioni fotografiche in riferimento alla sua casa e la sua automobile in Germania ma di seguito non ci furono conferme. Tra i tanti legami del mafioso, la maggior parte riguardano da molto vicino la politica e l’imprenditoria. E tra le ultime azioni malavitose in ordine di tempo, nel 2015 una cosca vicina all’uomo è stata arrestata per aver trasferito in Sicilia dei soldi guadagnati dopo l’allestimento di alcuni stand dell’EXPO di Milano. Nonostante la sua latitanza, questo non gli ha evitato di andarsene serenamente in vacanza con la compagna in Grecia sotto il falso nome di Matteo Cracolici. Nel 2000 la polizia arrestò Maria Mesi, la sua compagna dell’epoca e trovò anche alcune lettere che si era scambiata con il latitante. Nel 1995 Messina Denaro ha avuto una figlia e successivamente, in una lettera ad un amico confidò di non averla mai conosciuta. Solo nel 2013, L’Espresso ha svelato in un servizio che la figlia del boss aveva lasciato la casa della nonna paterna perché voleva prendere le distanze da tutta questa storia. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
L’INIZIO DELLA SUA LATITANZA
Speciale Cose Nostre in onda su Rai 1 questa sera, si occuperà della vita del boss mafioso Matteo Messina Denaro, latitante da 25 anni. Il malavitoso, nel luglio 1992 è stato anche tra gli esecutori materiali dell’omicidio di Vincenzo Milazzo (capo della cosca di Alcamo) diventato insofferente all’egemonia di Riina. Alcuni giorni più tardi, Denaro assetato di sangue e vendetta, strangolò in maniera indegna anche la moglie del mafioso, Antonella Bonomo all’epoca dei fatti incinta di tre mesi. I due corpi furono poi seppelliti nelle campagne di Castellammare del Golfo. Nello stesso anno, Denaro fece parte del gruppo che fortunatamente fallì l’attentato ai danni del vicequestore Calogero Germanà a Mazara del Vallo. Dopo l’arresto di Riina, Matteo Messina Denaro si reputò favorevole al proseguimento degli attentati mafiosi con la complicità dei boss Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Gli attentati di Milano, Roma e Firenze provocarono dieci morti e 106 feriti. Successivamente, recandosi in vacanza ha avuto inizio la sua lunghissima latitanza che continua anche adesso. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
IL BOSS PIU’ POTENTE DI COSA NOSTRA
Dove si nasconde Matteo Messina Denaro? Speciale Cose Nostre in onda nella prima serata di Rai1, ci racconterà qualche dettaglio in più sul celebre boss mafioso latitante da oltre 25 anni. Attualmente Denaro è considerato il boss più ricco e potente di Cosa Nostra. Il suo potere infatti, oltre che su Trapani si espande anche ad Agrigento e Palermo. Come mai Matteo Messina non è stato ancora preso? Qualcuno evidentemente lo aiuta, questo è chiaro. Come appare ben visibile che ad offrire una mano al capo assoluto, saranno persone sparse in tutta la Sicilia con competenze diverse tra loro. Figlio di Francesco Messina Denaro, capo della cosca di Castelvetrano, nel corso degli anni Messina Denaro è stato considerato dal criminale Baldassare Di Maggio come: “un giovane rampante, anche se non è già capo e suo padre gli ha dato un’ampia delega di rappresentanza del mandamento”. Inizia il suo lavoro di fattore insieme al padre ma ben presto le cose cambieranno già dal 1989 quando venne denunciato per associazione mafiosa. Nel 1991 invece, diviene un assassino uccidendo Nicola Consales, proprietario di un albergo reo di averli apostrofati con una sua dipendente austriaca (amante di Denaro) come: “quei mafiosetti sempre tra i piedi”. Nel 1992 inoltre, fece anche parte di un gruppo di fuoco inviato direttamente a Roma per atti intimidatori contro Maurizio Costanzo e per uccidere Giovanni Falcone e il ministro Claudio Martelli. Successivamente però, Salvatore Riina li fece rientrare perché voleva che l’attentato nei confronti di Falcone si potesse compiere in maniera differente. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
ALLA SCOPERTA DELLA MAFIA IN SICILIA
Sarà una serata importante quella di oggi su Rai1. La rete ammiraglia di mamma Rai ospita una delle storie più intricate della storia italiana. In Speciale cose nostre questa volta il protagonista assoluto è Matteo Messina Denaro. A 25 anni della morte di Falcone e Borsellino solo uno dei boss coinvolti è ancora latitante ed è proprio U siccu. Indagini su indagini, movimento di denaro, presunti interventi chirurgici, ma mai niente ha portato a scoprire il covo di Matteo Messina Denato che questa sera lo speciale di Rai1 ci racconterà come mai fatto prima. “I boss di Trapani non si combattono, si alleano per raggiungere un obiettivo” con queste parole andremo alla scoperta della mafia siciliana e, in particolare, di quella di Trapani dove si parla di vere e proprio logge che coinvolgono mafiosi, politici, imprenditori e uomini in vista della città. Clicca qui il video che rivela alcune delle immagini e delle dichiarazioni che sentiremo questa sera.
DENARO “ADOTTATO” DA TOTO’ RIINA
Dal racconto delle vicende di Matteo Messina Denaro quindi, si potranno ampiamente tratteggiare oltre quarant’anni di mafia, mettendo in evidenza una delle più grandi aree dove Cosa Nostra agisce ancora quasi indisturbata, da Trapani e grande parte della sua provincia. Proprio Trapani infatti, è stata per moltissimo tempo il vero “scrigno” dei più famosi clan mafiosi siciliani. La cittadina inoltre, conta di un’altissima percentuale di banche e sportelli bancari proprio fuori dal comune che, in tutti questi anni, hanno permesso alla mafia di riutilizzare quattrini accumulando – di fatto – oltre che ricchezza, anche tanto potere. Quel territorio e tutte le zone vicine, sono stati protagonisti di strage e delitti atroci, da Pizzolungo il 2 aprile del 1985, fino agli omicidi del giornalista Mauro Rostagno e del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. Matteo Messina Denaro si è “fatto strada” all’interno di Cosa Nostra ereditando il potere dal padre Francesco (conosciuto come “Don Ciccio”), potente capomafia di Castelvetrano, legato a Totò Riina, che ha successivamente “adottato” Matteo.
IL POTERE TOTALITARIO
Il potere di Matteo Messina Denaro è diventato totalitario dopo la morte del padre avvenuta nel 1998. Iscrivendosi nel solco dei grandi boss della zona come Mariano Agate, e allargando il suo impero dopo pochissimo tempo, il boss è diventato presto il capo di Cosa Nostra nell’ultimo decennio storico. Stasera, lo “Speciale Cose Nostre”, ripercorrerà la latitanza così come i rapporti stretti con i suoi fiancheggiatori, il racconto delle mancate catture e gli affari ricreati attraverso le indagini. Di seguito, spazio anche per le intercettazioni. Inoltre, i famosi “pizzini” sequestrati negli anni, rappresenteranno il cuore dello speciale di questa sera. Tante le testimonianze: dai magistrati Nino Di Matteo, Andrea Tarondo e Teresa Principato, fino agli uomini delle forze dell’ordine che gli hanno dato la caccia, come Giuseppe Linares, Renato Cortese e Saverio Montalbano. Senza dimenticare giornalisti, collaboratori, amici e persone che sono entrate in contatto con lui nel corso del tempo.