Tutto è bene quel che finisce bene! E se e quando una storia si avvera, si riesce a vivere meglio, felici e contenti per davvero. Com’è successo per il tormentone che ci ha tenuto incollati alle gazzette e ai notiziari sportivi sin qui, in questa prima parte di torrida e movimentata estate. Una storia a lieto fine: Gigio Donnarumma e il Milan andranno avanti insieme. La firma sul rinnovo del contratto – fino al 2021 – è arrivata (ma non siamo più nella cronaca, questa è già storia) dopo un summit tenutosi a Casa Milan alla presenza di Fassone, Mirabelli, Enzo Raiola e di altri due Donnarumma, il fratello Antonio (che ha firmato come terzo portiere rossonero (vi dettaglieremo poi) e papà Alfonso. Eppure molti ricorderanno quando Fassone, in seguito all’incontro lampo con l’altro Raiola (il Mino), annunciò la rottura “definitiva” (“Raiola mi ha comunicato la decisione di Donnarumma di non rinnovare. È una decisione definitiva”). Ma era “solo” il 15 giugno: è bastato un mese per cambiare, rovesciare, scombinare e riassemblare i pezzi di questo complicatissimo puzzle.
Settimane contorte, stati d’animo da non augurare nemmeno ai cugini dell’Inter… Ma oggi Gigio finalmente sorride felice, a Casa Milan è tornato il sereno dopo intricate settimane (pensate solo all’ira dei tifosi, increduli e divisi, i più dalla parte della società, altri a tifare per il portierone). “Sono contentissimo e orgoglioso di essere al Milan – ha detto nella conferenza stampa a margine del rinnovo – sono nato e cresciuto in questo club e nella testa non ho mai avuto dubbi legati alla mia permanenza”. Poi un chiarimento: “Mi dispiace per i tifosi, ma ribadisco che la volontà di tradirli non c’è mai stata e li ringrazio per tutto il sostegno che mi hanno dato in questi due anni”.
Una spiegazione fin troppo semplice, che non ha convinto quanti, tra fans e detrattori, hanno seguito il complicato andamento di questa storia. La vicenda è assai più articolata di quanto la stampa non abbia riferito. Tant’è che, alla ripresa delle trattative, ogni qual volta il duo Fassobelli (o Mirassone, scegliete voi) si accingeva a parlare di contratto, il clan Raiola (ai due già citati, se ne sono aggiunti altri, a rinforzo di una mediazione difficile) predicava calma: “Gigio dopo, prima il resto”. Così è nata quella che per gli addetti ai lavori è stata battezzata la saga di “Dopo Gigio”. State a sentire…
Il più difficile da piazzare è stato Antonio Donnarumma. Fare il terzo portiere a 27 anni, quando non si è più molto giovani, ma neppure sul finale di carriera, non è impresa semplice. Perché la panchina non la vedi mai, se il secondo gode di buona salute. E anche in tribuna non è così scontato ottenere un ingresso gratuito per assistere alla partita. Spesso si privilegiano i pulcini e i ragazzi delle giovanili. E pure l’allenamento quotidiano potrebbe diventare un problema: al campo le porte sono due, e solitamente ben presidiate.
Ben più agevole è stata la firma del contratto da parte della madre. Donna Rumma è una signora che sa far valere le sue ragioni e, quando serve, pure quelle del figlio. E in Serie A, una consulenza ben retribuita non la si nega (quasi) a nessuno, men che meno alla “consigliera” del futuro portiere della Nazionale. Anche Nonna Rumma, cuoca tanto anziana quanto abile, ha trovato spazio con un contratto che l’ha portata dal bilocale dove abitava alla cucina di Milanello come “assistant chef”.
Seppur affetta da sordità, Sora Rumma (storica badante di famiglia) ha avuto gioco facile nel trovare spazio (dopo un lungo tira e molla si è optato per un part time) al call center rossonero: gestirà gli abbonamenti dei tifosi che chiamano da Napoli in giù: spesso un traduttore che sappia “le lingue” è fondamentale.
La trattativa più delicata ha riguardato lo zio Ciro, per gli amici ‘o ‘nguajatu (il malato): i Raiola (diventati nel frattempo una piccola comunità) hanno sparato alto, forti del fatto che Gigio vuole molto bene a suo zio; perciò… contratto da vice di Fassone, quattro anni a 850mila euro più bonus e clausola rescissoria a 500mila euro (beninteso, Gigio a parte, tutti i Donnarumma firmerebbero un contratto a vita, ma se il gioco si fa duro, la clausola rescissoria diventa un must). Mirabelli ha rilanciato (al ribasso, visto che Fassone aveva già minacciato di tornare all’Inter): contratto da raccattapalle a 150mila euro. Un’offerta ritenuta offensiva dai Raiola (divenuti nel frattempo una tribù), secondo i quali “lo zio Ciro Donnarumma è un finto invalido civile, con tanto di pensione d’invalidità (falsa, naturalmente), onorata da 32 anni, che un incarico movimentato come quello del raccattapalle rischierebbe di mettere a repentaglio. Meglio dietro una scrivania, con la sua inseparabile sedia a rotelle. Così, da dopo ferragosto, Alfonso Donnarumma (il papà), anch’egli portiere (sì, ma della reception di casa Milan) si alternerà con il fratello Ciro nel compito assai delicato di difendere la porta (di entrata della sede). Il tutto, con la benedizione della famiglia Raiola: il cugino Enzo, il capostipite Mino, i fratelli Gino e Pino, il figlio Lino, i nipoti Rino e Dino. Benedizione, questo questo va da sé, lautamente retribuita…