CURIOSITÀ SUL FILM IN ONDA SU CANALE NOVE

Il volo della fenice rappresenta un ambizioso progetto cinematografico, visto che la produzione ha voluto sfruttare le moderne tecnologie ed i computer per reanderà più realistiche le spettacolari sequenze aeree del fortunato film di quarant’anni prima. Tra le curiosità più interessanti della pellicola realizzata da John Moore, è il fatto però che l’aereo protagonista del film, il C-119 Flying Boxcar, non è stato riprodotto con un vero velivolo, ma con un modellino in scala realizzato nei minimi particolari e controllato tramite radiocomando. La realizzazione del C-119 Flying Boxcar è costata duecentocinquantamila dollari alla produzione, decisamente niente male per un modellino radiocomandato, ma gli appassionati di cinema d’aviazione nelle varie critiche hanno avuto da ridire sul realismo delle scene del C-119 Flying Boxcar, definite troppo artificiose. Per la serie, quando a volte la tecnologia non basta.



IL CAST E LA REGIA DEL FILM

Sul canale Nove, oggi, giovedì 27 luglio 2017 alle ore 21.15, andrà in onda Il volo della fenice, pellicola del 2004 di produzione statunitense diretta dal regista John Moore, che rappresenta il remake di una pellicola di quasi quarant’anni prima, diretta nel 1965 da Robert Aldrich. Il cast del rinnovato film presenta tra le sue attori molto importanti della cinematografia hollywoodiana, come Dennis Quaid nella parte del protagonista Frank Towns, Giovanni Ribisi nel ruolo di Elliott, Miranda Otto nella parte di Kelly e Hugh Laurie nel ruolo di Ian. Tyrese Gibson interpreta A.J., Kevork Malikyan è Rady, Jacob Vargas interpreta il ruolo di Sammi e Tony Curran è impegnato nella parte di Rodney, mentre Scott Michael Campbell è James.



IL VOLO DELLA FENICE, LA TRAMA

Frank Towns è un aviatore, comandante del C-119 Flying Boxcar chiamato a recuperare e trasportare un gruppo di ricercatori di petrolio in Mongolia, che hanno ormai scoperto come la loro ricerca sia infruttifera. L’arrivo di Frank al campo base trova però le vibranti proteste di Kelly, che afferma come abbandonare la ricerca significhi per tutta la sua squadra perdere il lavoro, un vero disastro considerando quanto, anche a livello economico, il suo gruppo aveva investito sul quella missione. Una situazione che Kelly trova ingiusta, ma Frank è arrivato nella zona solo per far eseguire gli ordini e riportare indietro l’intero gruppo di lavoro assieme al suo copilota, A.J.. Inaspettatamente, al gruppo all’improvviso si aggiunge Elliot, un uomo che non fa parte della squadra delle trivellazioni, ma che ha affermato di aver raggiunto la Mongolia solamente per completare un suo percorso spirituale sulle montagne dell’estremo oriente. Elliot chiede un passaggio all’equipaggio del C-119 Flying Boxcar: Frank è titubante nel concederglielo perché pensa che l’aereo sia già al suo limite di trasporto, ma alla fine lo accorda raccomandando ad Elliot di non essere d’intralcio. L’aereo però nel volo di ritorno si trova coinvolto in una terribile tempesta di sabbia: A.J. raccomanda di tornare alla base, ma Frank Towns decide di affrontare la tempesta, provando ad evitarla con un’ampia virata. La scelta danneggerà irrimediabilmente il C-119 Flying Boxcar, che precipiterà causando diverse vittime. I superstiti si ritrovano soli, isolati in mezzo al deserto e senza possibilità di chiamare aiuto. La tensione sale con le responsabilità additate a Frank e il terrore di morire d’inedia, e le liti si moltiplicano con la situazione che rischia di degenerare definitivamente. L’ingegno di Elliot si rivelerà però fondamentale per riuscire a costruire, con i rottami del C-119 Flying Boxcar, un velivolo di fortuna in grado di portare via i superstiti dal deserto e farli volare verso la salvezza. L’unione tra i vari personaggi farà la forza e alla fine il ritorno a casa sarà realtà, dopo tantissimi pericoli superati.

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