Insomma, alzi la mano chi sapeva che Paolo Villaggio era anche un più che discreto paroliere e appassionato di musica. Il mitico Fantozzi che ci ha lasciato in questa triste mattina del 3 luglio per una infezione dovuta al diabete, era un amante (e un amatissimo dai suoi colleghi) della musica. Attore, scrittore, sceneggiatore e sì, paroliere e musicista. Su tutti, sono due i brani che hanno fatto la storia di un altro incredibile personaggio, purtroppo morto qualche anno fa, ovvero Fabrizio De Andrè, uno dei migliori amici di Paolo Villaggio. “Il fannullone” e soprattutto “Carlo Martello ritorna dalla Battaglia di Poitiers” sono le due canzoni che il buon ragionier Fantozzi dedicò e all’amico Faber, ancora poco conosciuto negli anni Sessanta prima della consacrazione con La Canzone di Marinella. Ne “Il fannullone” si racconta la storia di un uomo che dorme di giorno e vive di notte raccontando storie e cercando di fuggire il logorio moderno (così speditamente rappresentato da Fantozzi, tra l’altro). La seconda invece è una delle più irriverenti e simpatiche ballate contro il potere, rappresentato dal re francese Carlo Martello.



La musica messa giù in pochi minuti da Faber, con melodie quasi trobadoriche e medievali, ma le parole sono del geniale Villaggio: un’amicizia che iniziò proprio con questo primo sodalizio artistico, come ha raccontato più volte il buon Paolo in questi anni in cui Faber non c’è più. Dopo la fuga da una locanda in taxi, i due genovesi di origine e di stirpe si trovarono a scrivere il testo quasi di getto: prima Faber che sta male in macchina, poi si fa passare la chitarra ed esclama, «Dice, “suonicchio un po’, così mi passa…”. Tocca le corde, plin plin… “Che bello questo motivo”, dico io, “sembra una musica trovadorica”. Fabrizio mi guarda: “Tu che sei un patito di storia medievale, aiutami a scrivere le parole”. E cominciamo. Re Carlo tornava dalla guerra / lo accoglie la sua terra / cingendolo d’allor…», racconta divertito Paolo Villaggio.



Straordinario un altro aneddoto raccontato ancora dal comico-paroliere sempre sul suo passato musicale assieme all’amico Faber, questa volta su una nave da crociera tra Genova e Sestri Levante, nel lontano 1956: «Io facevo l’entertainer, ero veramente antipatico. In prima classe avevo suggerito De André lo introducevo così ‘ Signori e signore stasera ho il piacere di presentarvi Faber’. Fabrizio aveva una faccia da anarchico incazzato ma era uno spettacolo indescrivibile” ricorda l’attore genovese. Con loro ai piani inferiori c’era un pianista che cantava ‘Come prima più di prima ti amerò’, “si chiamava Silvio Berlusconi all’epoca era pieno di capelli…». Manca Faber e mancherà ora anche Villaggio, con Genova nel cuore e una passione per la vita non da poco, come ricordava lo stesso “Fantozzi” il giorno della morte dell’amico Fabrizio, l’11 gennaio 1999: «Era all’Ospedale San Raffaele di Milano, un paio di settimane prima che morisse. Era irriconoscibile. Io ero un po’ imbarazzato e cercai di sorridergli. Ma lui mi disse: “Smonta quella faccia, so bene cosa mi sta per succedere: non ho paura della morte ma mi dispiace lasciare questa avventura meravigliosa che è la vita».