Mi ricordo ancora quando ero piccolo e all’inizio degli anni novanta mio nonno si arrabbiava e voleva denunciare Paolo Villaggio. Erano altri tempi, un altro mondo, dove non c’era internet, non c’erano i social e dove probabilmente si viveva meglio perché le persone sapevano ancora parlarsi. Io ero un bambino e non capivo la rabbia di mio nonno, ma lo avrei fatto alcuni anni dopo diventando più grande. Nascere con il cognome Fantozzi sulle spalle non è di certo facile e spesso per alcuni è stata una vera e propria croce. Per questo mio nonno Alberto Fantozzi non digeriva gli insulti che spesso gli venivano fatti e le urla scherzose dei bambini che all’epoca passavano fuori da quella sua tanto adorata cartoleria dove ha costruito insieme a mia nonna il futuro della nostra famiglia.



Anche io, nato Matteo Fantozzi, sono stato bersagliato praticamente per tutta la adolescenza, ma anche oggi, ogni volta che qualcuno scopriva il mio cognome. A volte ci ho riso anche io, ma spesso da più giovane non capivo perché si dovesse offendere una persona solo perché legata dallo stesso cognome e sopportavo male i vari ”Facci pure”, ”Mi consenta” e via discorrendo tralasciando quelli che magari non si possono scrivere. Oggi però che se ne va quello che alcuni direbbero mi ha rovinato l’infanzia mi sento di fare una riflessione profonda che ho appreso solo crescendo.



Voglio salutare Paolo Villaggio dicendogli un forte ”Grazie”. Grazie Paolo Villaggio per avermi reso noto già quando sono nato. Il mio cognome non è come gli altri, è più bello e questo lo devo proprio a un comico di Genova che mi ha dato la possibilità di rimanere sempre e comunque a prescindere nella mente di tutte le persone che nella vita ho incontrato. Buon viaggio vecchio comico e davvero grazie per avermi fatto diventare famoso prima ancora di poter pronunciare la mia prima parola. 

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