IL PROGRAMMA

C’era una volta una tv fatta di lustrini e paillettes, chanson e chansonnier, soubrette e vallette. Era la tv del varietà che faceva scandalo, talmente pudica da vestirsi solo di bianco… e di nero. Una tv monocromatica eppure inaspettatamente più colorata nei modi e negli intenti. Perché il paragone viene da sé, e neanche a dirlo va tutto a svantaggio della televisione due punto zero. Quella di oggi è una tv colorata e colorita nel linguaggio e nella semantica, (in)degna erede di anni di censure e restrizioni. In questo contesto, qualsiasi tentativo di riportare in auge il varietà anni Sessanta suonerebbe fuori luogo. E che lo si ammetta, una volta per tutte: non è più il tempo della tv a modino. Ipse (Auditel) dixit: la media delle tre puntate di Laura&Paola non va oltre i 2 milioni di telespettatori, mentre la proposta trash e maleducata della tv commerciale continua sfacciatamente a fare incetta di ascolti.



GLI OSPITI

Non bastano a risollevare le sorti del programma nemmeno gli inflazionatissimi Ramazzotti e Antonacci, la cui ospitata è ridotta a mera marchetta dei rispettivi lavori discografici. Dal canto loro, le conduttrici si destreggiano malissimo tra sketch, monologhi di repertorio e medley senza capo né coda. Persino Laura Pausini si fa battere dall’inesperienza, e vacilla sulle note dei suoi stessi successi. Va meglio per Paola Cortellesi, (matt)at(t)rice per vocazione in grado di cantare e recitare allo stesso tempo. Memorabile l’intro della terza puntata, in cui canta e imita, nell’ordine, Giorgia, Arisa e Malika Ayane. E se Laura e Paola sono le nuove Raffaella e Mina, Paolo Fox è il Silvan versione aggiornata: “Laura&Paola avrà fortuna”, ha asserito. “D’altronde, è nato sotto il segno dell’Ariete”.

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