Uno dei gesti più commossi e particolari di questa giornata davanti alla Camera Ardente di Paolo Villaggio arriva da un regista tra i più acclamati al mondo e in Italia, quel Paolo Sorrentino che con la sua “Grande Bellezza” ha colpito e fatto discutere in tanti. Il regista ha sempre raccontato che uno dei suoi “bagagli” con cui è cresciuto nel cinema italiano è stato Fantozzi e quell’ironia tutt’altro che “stupida” che Paolo Villaggio sapeva infondere. Eppure oggi non ci sono parole per il regista, rimasto per diversi minuti seduto da solo vicino alla bara in totale silenzio. Senza proclami o pianti, semplicemente seduto e in silenzio con un ultimo pensiero per quel personaggio così stravagante da rimanere difficilmente indifferenti. Viene in mente la frase finale – come ha riportato la collega inviata di Rai News24 – del grande Jepp Gambardella (il protagonista de La Grande Bellezza interpretato da Toni Servillo) che proprio sulle immagini finali del lungo film tra la miseria e il fascino, tra la ricchezza e l’ironia cinica ha attraversato e spiegato l’Italia moderna, un po’ come aveva fatto Villaggio con il suo Fantozzi:



«Finisce sempre così. Con la morte. Prima, però, c’è stata la vita, nascosta sotto il bla bla bla bla bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento. L’emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell’imbarazzo dello stare al mondo. Bla. Bla. Bla. Bla. Altrove, c’è l’altrove. Io non mi occupo dell’altrove. Dunque, che questo romanzo abbia inizio. In fondo, è solo un trucco. Sì, è solo un trucco».



Tante persone hanno voluto rendere omaggio a Paolo Villaggio in occasione dei suoi funerali. Tra le più conosciute il ministro Franceschini, Beppe Grillo, Virginia Raggi, il regista Paolo Sorrentino, l’attore Lino Balfi e l’ex tennista Claudio Panatta. Quando però il sipario calerà, Villaggio tornerà nella sua Liguria, nella terra che gli ha dato i natali e dove riposa la sua famiglia. Il piccolo cimitero di Sori, alle porte di Genova, ospiterà la sua tomba: come riportato da Il Secolo XIX, verrà seppellito di fronte al mare, in quella terra che non viveva più da molto tempo. Aveva scelto Roma come città di residenza, poi era tornato in Liguria per restare insieme ai suoi familiari. Non potevano mancare allora ai funerali di Paolo Villaggio anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e l’assessore alla Cultura, Ilaria Cavo. Gli hanno reso omaggio alla camera ardente allestita in Campidoglio, successivamente parteciperanno alla cerimonia laica prevista alla Casa del Cinema, presso il Teatro all’aperto Ettore Scola a Villa Borghese. (agg. di Silvana Palazzo)



Davanti a Paolo Villaggio, lì nel feretro, l’amico e compagno di mille avventure (Fracchia su tutte) Lino Banfi non ha potuto non farsi scappare qualche lacrima. Poi ha risposto ai cronisti, solo dopo aver salutato la famiglia dell’amato ragionier Fantozzi: «Ho girato tanti film con lui. Era una bella maschera, questo dobbiamo ammetterlo tutti, colleghi e non colleghi, che lascerà un segno indelebile nel mondo del cinema. Non è mai stato invidioso dei suoi colleghi, era felice quando un altro faceva ridere». Un ricordo però ancora più profondo e legato al passato in cui spesso hanno collaborato insieme, non solo sul set, il buon “nonno Libero” ha confessato, «A differenza nostra, che eravamo più cialtroni, lui era più intellettuale; aveva più studi, più esperienza di partiti, di politica. Ho tanti ricordi vista la stazza sua e la mia, ci sono tanti ricordi di cibi, si mischiava di tutto. Io ne ho fatto di casini ma lui mi superava al mille per cento».

Prosegue la lunga visita dei tantissimi personaggi dello spettacolo e non solo alla Camera Ardente allestita in Campidoglio per Paolo Villaggio: come annunciato è giunto anche il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha voluto rendere omaggio ad una figura di spicco del cinema (e non solo) dell’Italia tra gli anni Sessanta fino ai giorni nostri, «Un grande intellettuale. Naturalmente tutti noi lo ricordiamo per le grandi interpretazioni di Fantozzi ma in realtà Villaggio è stato molte cose e si può definire veramente un grande intellettuale». La stessa figlia di Paolo, Elisabetta Villaggio, ieri in una chiacchierata riportata da Barbara Palombelli aveva sottolineato come in pochi hanno realmente capito che il padre era molto di più del pur grandissimo ragionier Fantozzi.

«Ci sono personaggi comici che ci fanno ridere e ci sono quelli che entrano nelle nostre vite individuali e collettive. Villaggio è entrato in modo ironico e intelligente nelle nostre vite e sta entrando anche nelle vite delle nuove generazioni. Questo segna la grandezza del personaggio», ha concluso davanti ai cronisti il Ministro Franceschini.

Per un uomo che nella sua vita ha parlato e scherzato innumerevoli volte sulla sua morte, i funerali e la camera ardente oggi avrebbero scatenato la sua verve comica. Paolo Villaggio sta “vedendo” arrivare alla camera allestita in Campidoglio una fiumana di gente, con la famiglia che accoglie i tanti amici che sono arrivati fino a Roma per salutare il caro Fantozzi. In una breve intervista rilasciata all’Ansa (qui sotto il video) il figlio Piero ha voluto ricordare un altro aneddoto sulla concezione di morte che aveva il padre: «Lui mi ha sempre detto: la vera sfortuna sarebbe morire durante i mondiali perché non mi si fila nessuno». Inutile, geniale anche nella sua immensa dose di cinismo e ironia sprezzante. In un altro video che trovate a fondo pagina le Iene chiedevano qualche anno fa a Paolo Villaggio come si sarebbe immaginato la morte, e lui «Il nero assoluto. Tu ricordi il ventre materno? Ecco, la morte dev’essere come rientrare nel ventre materno». Sempre il figlio Piero ha comunque commentato come lo stesso papà «sarebbe stato felicissimo di oggi, tutto questo gli sarebbe piaciuto».

La lunga giornata di addio a Paolo Villaggio partirà da Roma e finirà in Liguria, con in mezzo una camera ardente, i funerali laici, un film di Fantozzi e un commiato lungo 24 ore. Questa mattina alle 10 si apre la Sala Protomoteca del Campidoglio di Roma, nella città dove aveva scelto di vivere ormai da tanti anni. La lunga fiumana di amici, parenti, vip e semplici amanti delle sue opere potrà durare fino alle ore 16.30, quando poi il feretro verrà portato alla Casa del Cinema nel cuore di Villa Borghese. Alle 18.30 Paolo Villaggio dal cielo vedrà cominciare la sua cerimonia laica presso il Teatro all’aperto Ettore Scola: discorsi, saluti e sicuramente pianti amari. Per finire però in bellezza la famiglia ha pensato di far proiettare il film “Fantozzi” il primo grande capolavoro firmato Luciano Salce (del 1976), preceduto da un contenuto video a sorpresa dello stesso Paolo. Solo poi, all’alba, verrà portato nella sua amata Liguria. Ciao Paolo, oggi ti seguiremo in questa lunga diretta, un modo anche noi per poterti salutare con pieno merito.

Oggi mercoledì 5 luglio per Paolo Villaggio, da lassù, sarà il giorno degli sberleffi: vederli tutti lì sotto ritrovarsi, salutarlo, stare alla sua volontà di funerali rigorosamente laici, sicuramente scatenerà qualche battuta al buon ragionier Fantozzi. Chissà se quello stesso Paradiso che lui ha immaginato come troppo grande per lui – tanto che nei suoi film vi rimaneva sempre “tagliato fuori”… Sulla Terra sarà invece tutto un rincorrersi per salutare e mandare un ideale messaggio di affetto a quell’uomo così contraddittorio e così maledettamente divertente e acuto: alla Città del Cinema di Roma dalle ore 16,30 sono previste le esequie pubbliche e laiche a cielo aperto, invitati tutti a raccolta dai figli e dalla moglie del buon Paolo. Dalle 9.30 di questa mattina invece la camera ardente in Campidoglio sarà aperta fino al momento del trasporto poi verso la cittadella del cinema sempre nella Capitale. L’enigmatico Paolo Villaggio quando era in vita parlava di continuo della morte, quasi a voler esorcizzare una paura tanto grande quanto misteriosa verso quel destino ineluttabile

Nell’ultima intervista lasciata durante la preparazione del film-docu “La voce di Fantozzi” è stato lo stesso Villaggio a voler spiegare come la morte sia da un lato un evento formidabile, ma dall’altro «man mano che ti avvicini al grande evento ti viene proprio quell’angoscia». Secondo “la belva umana” la vita finisce per tutti – e fin qui lapalissiano – «Anche per i più grandi, come Franz e Fjodor. È un pensiero che ti fa venir voglia di gridare aiuto: come si fa a non morire subito? A pensare di non esserci più dopodomani. A pensare di non avere più questa libreria dietro le spalle. Quando leggi Kafka senti proprio questa voce dentro di te che urla: “Non subito! Non subito!”». Si sente un sibilo e una fragile voce dire alla fine di quella che poi diverrà l’ultima intervista, «non abbandonatemi! Non mi lasciate solo! Non mi abbandonate! Non ve ne andate!». Chissà se da lassù oggi potrà esclamare, “beh in effetti, non ero così tanto solo come pensavo…”.

Tra i tanti personaggi del mondo del cinema che stanno ricordando ancora in queste ore il grande Paolo Villaggio, segnaliamo uno che lo ha conosciuto molto bene e che ha firmato 7 dei tanti film di Fantozzi. Stiamo parlando di Neri Parenti che ricorda il suo mitico attore protagonista in modo singolare, svelando un dettaglio particolare del Villaggio-persona. «Sapeva commemorare gli amici facendo piangere dalla risate, era un grande funeralista. Non so se sapremo fare lo stesso per lui, ci proverò io ma bisogna essere grandi come lui”. L’unica volta che l’ho visto piangere giravamo su una nave e lui si fece dare il microfono del comandante “Volevo annunciare a Neri che è diventato padre” e giù lacrime». Un fenomeno della risata anche se con aria triste e più delle volte deluso dalla sua vita personale in cui lo stesso Villaggio ha ammesso di avere fatto tanti errori e sbagli: Neri Parenti lo ricorda poi con una nota ironica ancora di più, che di certo “Fantozzi” avrebbe gradito, «”Sul set ero il suo cuscinetto produttori e sceneggiatori lo accusavano di essere un discolo…l nostro è stato un rapporto d’amore ma non ci siamo mai frequentati fuori dall’ambito lavorativo».