L’INDIGNAZIONE DEI SOCIAL VERSO PAROLISI

A “Il Terzo Indizio” su Rete 4 spazio al caso dell’uccisione di Melania Rea, per il quale è stato condannato Salvatore Parolisi a diciotto anni di reclusione. Viene ripercorsa la vicenda con l’uccisione nel bosco di Melania, le testimonianze discordanti, una serie di avvenimenti che hanno scatenato l’indignazione dei social. A Parolisi, secondo gli utenti di Twitter che stanno seguendo la diretta de “Il Terzo Indizio”, va imputata soprattutto una grande arroganza e una grande ingenuità nel disseminare prove. In molti osservano in maniera pungente come nella ricostruzione della fiction l’ottima interpretazione dell’attore sia stata anche eccessiva rispetto alle bugie di Parolisi nel corso di tutto il caso. Molteplici anche i commenti più o meno non riportabili, ma ciò che ha colpito soprattutto l’immaginario collettivo è il gran cinismo di Parolisi, che ha evidenziato complessivamente una scarsissima compassione verso la moglie brutalmente uccisa, la povera Melania Rea. (agg. di Fabio Belli)



PAROLISI NON POTRA’ SENTIRE LA FIGLIA VERONICA

L’omicidio di Melania Rea si è concluso con la condanna a 20 anni di reclusione per il marito Salvatore Parolisi, ex militare ed unico indagato per la morte della donna. Una vicenda controversa, fatta di inganni e depistaggi e che vede nella sua ultima tappa il divieto assoluto per Parolisi di vedere la figlia Vittoria. I giudici si sono espressi, infatti, a sfavore della richiesta dell’ex militare di poter avere anche solo dei contatti telefonici con la figlia, a cui ha causato “difficoltà morali, psicologiche e materiali”. Il verdetto, riportato da Giallo, ruota tutto alla gravità dei comportamenti di Salvatore Parolisi e dalla possibilità che possa influenzare ancora Vittoria in modo negativo. Questa sera, venerdì 11 agosto 2017, Terzo Indizio ripercorrerà su Rete 4 il caso di Melania Rea, raccontandone la storia e gli elementi che hanno portato gli inquirenti a concentrarsi su un unico assassino.



A TERZO INDIZIO L’OMICIDIO DI MELANIA REA

Per comprendere quanto accaduto, bisogna ritornare a quell’11 aprile del 2011, quando Melania Rea e Salvatore Parolisi si trovano nel teramano per una giornata di vacanza. I due si trovano nei boschi, ma solo l’ex militare raggiungerà un ristorante visibilmente trafelato, chiedendo notizie della moglie. Riferisce infatti ai testimoni presenti di averne perso ogni traccia, ma la sua preoccupazione fa sospettare subito qualcosa di più. Siamo nel periodo di Pasqua quando si perdono le tracce di Melania Rea: secondo il marito, la donna è fuggita mentre si trovavano insieme nei boschi, in modo del tutto inspiegabile. Le ricerche avviate dagli inquirenti non impiegheranno molto tempo per ritrovare il corpo, ormai privo di vita, della donna. La scena che si prospetta agli occhi degli investigatori è agghiacciante: Melania è stata uccisa in modo violento e da alcuni elementi, come gli indumenti intimi abbassati, fanno pensare ad una violenza sessuale. Il medico legale stabilirà in seguito che Melania Rea è stata uccisa dopo essere stata colta di sorpresa alle spalle: il suo aggressore l’ha pugnalata alla schiena, togliendole ogni possibilità di potersi difendere. La versione di Salvatore Parolisi non convince: la moglie si sarebbe allontanata per andare nella toilette del posto e non avrebbe più fatto ritorno. In pochi giorni si arriverà all’arresto del militare, anche grazie all’arma del delitto, che verrà collegata con un coltello di sua proprietà. Per gli inquirenti il quadro è chiaro: Salvatore Parolisi ha ucciso la moglie perché era diventata un ostacolo per la sua relazione extraconiugale.



LA RELAZIONE EXTRACONIUGALE DI PAROLISI È LA PISTA DECISIVA

Il delitto di Melania Parolisi viene subito associato a Ludovica P.: è questo il nome dell’amante di Salvatore Parolisi, la donna con cui in realtà vorrebbe vivere in quel periodo. Le vacanze pasquali diventano così una costrizione per il militare, che si ritrova a dover stare ancora con la moglie e non con la donna dei suoi desideri. Sarà questa la miccia che, secondo gli inquirenti, metterà in moto il suo piano omicida. Parolisi in quelle settimane si trovava infatti incastrato in una situazione complessa. Melania Rea gli ha dato una figlia ed ha costruito con lei una famiglia, ma al tempo stesso si è innamorato di Ludovica e presto dovrà conoscere i suoi genitori. A loro tra l’altro riferisce di aver già ottenuto la separazione della moglie, elemento che diventerà un’aggravante agli occhi del giudice. In quegli stessi giorni, Salvatore Parolisi e la moglie si preparavano per le vacanze pasquali, ma l’ex militare aveva promesso a Ludovica ed ai suoi genitori di raggiungerli ad Amalfi. Salvatore Parolisi si sarebbe quindi accorto che la moglie non avrebbe ceduto così facilmente e non gli avrebbe mai concesso di interrompere il loro matrimonio. Nella sua mente, Melania Rea era quindi diventato un problema in grado di compromettere il futuro che stava già organizzando con Ludovica. I segni rilevati sul copo della vittima, attribuiti post mortem, vengono visti quindi come un tentativo di depistaggio, voluto per allontanare ogni sospetto da sé. Grazie agli indumenti abbassati, Salvatore Parolisi crede infatti di riuscire a convincere gli investigatori che il delitto si sia consumato in un momento di intimità fra la donna e l’aggressore. Anche per questo inizialmente si penserà ad un serial killer, che porterà tuttavia verso un unico nome, quello di Salvatore Parolisi.