LA PERDITA DI SUA MOGLIE

Compie 70 anni il 12 agosto Amedeo Minghi, cantautore e compositore, nato a Roma nel 1947. Il cantante perse all’improvviso la moglie Elena nel gennaio del 2014. Queste le sue parole ricche di dolore: Sono undici mesi ma per me sono undici minuti: è successo un momento fa. Mi sono svegliato e lei non c’era più. Gli artisti e i poeti cantano i loro amori ma anche i loro dolori. È purtroppo tutto nella norma e fa parte della vita: ma è troppo presto, non ce la faccio ancora”. Un dolore indescrivibile per il cantante che perse la compagna di una vita, da quarant’anni vicino a lui, madre delle sue due figlie. La canzone Non ti lascerò mai fu dedicata proprio a lei: “È una canzone d’amore dedicata a lei, come tutte le canzoni della mia carriera. Mia moglie ha ascoltato questo brano e le piaceva molto, e c’era già questa frase, che poi è anche il titolo: la vita è davvero strana… Io ci ho poi lavorato intorno e l’ho finita: glielo dovevo”. (agg. Anna Montesano)



LA CARRIERA E GLI INIZI CON CALIFANO

Tra i protagonisti di Techetechetè in onda su Rai Uno il 12 agosto, ci sarà anche Amedeo Minghi, cantante romano estremamente noto in particolare alla fine del passato millennio. Nato nella capitale nell’agosto del 1947, Amedeo Minghi ha iniziato a suonare in piena epoca beat, fondando un gruppo, I Noemi, senza però riuscire a farsi notare. Passato alla carriera solista, ha quindi iniziato a comporre brani di un certo successo, in particolare Fijo mio, considerato il primo vero successo di Franco Califano.La grande popolarità è però arrivata nel 1976, quando ha inciso L’immenso, brano che ha venduto oltre due milioni di copie, non solo in Italia. Nel periodo successivo, però, Amedeo Minghi non è riuscito a bissare quel successo, anche a causa della mancanza di promozione da parte delle case discografiche scelte di volta in volta. Ha così dovuto attendere la fine del decennio successivo per raccogliere finalmente i pieni frutti del suo talento, con l’album Le nuvole e la rosa, favorito anche dalla collaborazione con Mietta, sfociata nello straordinario successo di Vattene amore, capace di collezionare ben dieci dischi di platino. In totale, il musicista romano ha inciso nel corso della sua carriera 17 album in studio, di cui l’ultimo è stato La bussola e il cuore, pubblicato nel 2016.



AMEDEO MINGHI, LA FEDE E LA CANZONE PER WOJTYLA

Per quanto concerne la vita privata, Amedeo Minghi è stato sposato per 40 anni con Elena Paladino, morta nel 2014. Una relazione, la loro, allietata dalla nascita di due figlie, Alma e Annesa. Nel corso di una intervista, l’artista capitolino ha voluto esternare tutto il suo dolore per la scomparsa della compagna di vita, affermando di non essersi ancora ripreso del colpo infertogli dalla sorte. Nella stessa intervista ha poi ricordato il suo impegno per la pace in Medio Oriente, testimoniato dalla sua esibizione nella chiesa di Santa Caterina, a Gerusalemme, ove ha cantato insieme ad un artista israeliano e uno palestinese. Ha toccato poi il tema della fede, ricordando di essere sempre stato credente. Inoltre ha raccontato il suo incontro con Giovanni Paolo II, da lui definito uomo di grande carattere e dotato dell’indispensabile carisma per reggere un ruolo così importante.



Non ha comunque mancato di esaltare anche Papa Francesco, definito da Minghi un degno successore di Wojtyla, avendo saputo incamminarsi sulla stessa strada intrapresa in precedenza dal papa polacco. In un’altra intervista concessa di recente, Minghi ha poi spiegato perché nei suoi componimenti sia così presente e importante il tema dell’amore. In particolare ha voluto ricordare come non guasterebbe un sentimento di umanità, in un momento storico talmente complesso da vedere le persone fuggire dalla propria terra. Ha poi affermato di essersi trovato bene a collaborare non solo con Mietta, ma anche con Gianni Morandi e Mia Martini. Inoltre ha polemizzato con la Rai, ricordando come dopo lo straordinario successo di Cantare è d’amore, la televisione pubblica non lo abbia mai più chiamato. Un vero e proprio controsenso che l’artista romano ancora oggi non riesce a comprendere del tutto, tanto da sperare di essere prima o poi richiamato a ripetere un’esperienza simile.