Attila Flagello di Dio è un film girato interamente in Italia ed in particolare nelle pianure laziali, la pellicola si rifaceva al genere in cui l’attore protagonista interpretava un particolare modo di esibirsi, il flop al botteghino portò Abatantuono a variare radicalmente la recitazione dei suoi personaggi futuri. La compagnia di produzione (la Intercapital) in tale contesto dichiarò perdite ascrivibili di circa 5 milioni di dollari, perdite recuperate con la messa in vendita del dvd, e con la rivalutazione del genere “Italian trash” a partire dagli inizi degli anni 2000. Cosi come riportano i siti specializzati come ad esempio bloopers.it molti sono gli errori presenti nella pellicola, errori che hanno contribuito all’insuccesso al botteghino. Alcuni di essi sono ascrivibili alla sceneggiatura (come ad esempio nella scena in cui i barbari remano e si vede benissimo che sono in spiaggia) altri alla mancanza di attenzione della scritturazione del soggetto (come ad esempio le comparse nella città di Saturnia vestiti con abiti medioevali e non romani), di fatto nella globalità la pellicola fornisce l’impressione di pressapochismo.
IL CAST DEL FILM
Attila il Flagello di Dio è un film che sarà trasmesso oggi, 19 agosto, alle 23.40 su Rete 4. la pellicola è ascrivibile al genere delle “commedie all’italiana” con connotazioni comiche, essa prodotta nel lontano 1982 è stata diretta da Castellano e Pipolo, e vede un cast di buon spessore, tra i quali si evidenzia Diego Abatantuono e Angelo Infanti, attori scelti per la loro “verve comica”, con il primo fautore di quelle commedie italiane che tanto successo hanno avuto nella cinematografia nazionale. Il film è stato già programmato diverse volte sui piccoli schermi italiani e si basa su un soggetto scritto da Mario Cecchi Gori, quest’ultimo insieme al fratello ricopre anche la carica i produttore esecutivo. Belle le musiche composte da Franz Di Cioccio, il musicista appare anche tra gli interpreti nel ruolo di Giallo.
ATTILA FLAGELLO DI DIO, LA TRAMA
La trama si basa su una improbabile guerra che un gruppo di Barbari vuole muovere all’esercito romano. È infatti l’epoca della dominazione della città dell’urbe, il cui esercito aveva saccheggiato il territorio in cui abitava il re Ardarico. I romani avevano sfruttato il fatto che gli uomini della tribù erano a caccia, e avevano razziato cibo, donne e gioielli. Al ritorno dalla battuta di caccia il Re mette in piedi una spedizione composta da ben…10 guerrieri. Ardarico non si rende conto della potenza romana e basandosi sulla profezia della sua “maga personale”, Columbia, parte alla volta della capitale dell’impero. Durante il trasferimento i 10 raccolgono un altro guerriero e una donna della tribù fortunosamente fuggita ai legionari.
Come se non bastasse, la maga aveva profetizzato l’arrivo di un barbaro che avrebbe sconfitto le legioni, essa ne aveva indicato anche il nome (Attila) e per questo il Ardarico si autoproclama “Attila il flagello di Dio”. Il re durante il viaggio deve contrastare parecchi problemi, da una parte un suo sottoposto, Fetuffo che cerca di impossessarsi del potere, dall’altro l’invaghimento con la donna liberata, tale Uraia. Dopo tante battaglie i barbari giungono in vista di una parte dell’acquedotto romano e riescono a conquistarne una porzione, e per questo sono fatti oggetto di “ambasciata di pace” da parte dei romani.
I doni portati in loco dalla “delegazione di pace” contengono però del vino soporifero, cosa che permette a un unità dell’esercito di accerchiare i ribelli. L’ultimatum del centurione romano viene respinto, e alla fine della battaglia in vita rimangono solamente il Re Uraia e Fetuffo. Essi riescono a scappare con una mongolfiera. Il finale vede il re e Uraia liberarsi del malvagio sottoposto e fuggire con una parte dei doni, allo scopo di coronare il proprio amore.