LE CURIOSITÀ SULLA PELLICOLA
Una pellicola di genere commedia che è stata diretta da Ottavio Alessi che assieme a Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi hanno curato soggetto e sceneggiatura. La produzione è stata gestita da Alberto Pugliese e Luciano Ercoli. Il montaggio del film è stato realizzato da Licia Quaglia con le musiche della colonna sonora che sono state composte da Armando Trovaglioli e con la scenografia ideata da Nedo Azzini. Il film è stato girato in bianco e nero in Italia nel 1964 e la sua durata è di circa 87 minuti. Il film mostra la grande bravura di Totò e la sua enorme capacità di recitare sull’improvvisazione. L’attore napoletano Pietro De Vico, che nel film interpreta Pietro il fratello di Totò Baby, ha raccontato in una intervista che Totò, per niente soddisfatto di quanto fosse riportato sul copione, gli chiese esplicitamente di inventare al momento le risposte alle sue battute. Dalla geniale improvvisazione dei due sono nate le scene più belle del film. Totò è stato anche un grande autore di canzoni napoletane, alcuni dei suoi testi hanno fatto il giro del mondo, basta ricordare Malafemmena e Core analfabeta.
TOTO’ E PIETRO DE VICO NEL CAST
Che fine ha fatto Totò Baby?, il film in onda su Rete 4 oggi, mercoledì 2 agosto 2017. Una pellicola prodotta in Italia nel 1964 per la regia di Ottavio Alessi. Si tratta della parodia del lavoro cinematografico uscito nel 1962 intitolato” Che fine ha fatto Baby Jane?”, un thriller psicologico magistralmente interpretato da Bette Davis e Lucille Le Sueur, meglio conosciuta come Joan Crawford. Nel film “Che fine ha fatto Totò Baby?” hanno recitato due attori eccezionali, Totò e Pietro De Vico. La coppia ha lavorato insieme diverse volte, dando vita a scene veramente divertenti in film molto famosi tra cui “Totò truffa 62”, “Il giudizio universale” e “Totò diabolicus”. Ma vediamo insieme la trama del film.
LA TRAMA DEL FILM
Totò Baby e Pietro sono fratelli, entrambi fanno i ladri e spesso lavorano insieme. Al momento sono impegnati a rubare le valigie alla stazione Termini della capitale, ma scoprono che in una di queste è nascosto un cadavere. Cercano di disfarsi della valigia ma, per sbaglio, la scambiano con il bagaglio di due ragazze tedesche. Per tentare di recuperarla, si recano nella villa che ospita le due straniere ma il proprietario della residenza, un certo conte Mischa Auer, li scopre e comincia a ricattare i due poveri ladri. L’uomo si dice disposto a non denunciarli alla polizia ma in cambio chiede che i due lo aiutino a liberarsi della moglie per poter finalmente ereditare le sue ricchezze. Totò Baby accetta di aiutare il conte ma poi in cambio chiederà “vitto e alloggio” per sé e per il fratello Pietro, momentaneamente sulla sedia a rotelle a causa di un incidente. Il conte non si fida di Totò Baby, teme che possa riferire alla polizia dell’omocidio della moglie, quindi con la collaborazione della due regazze tedesche, decide di ammazzare i due fratelli ladri. Nel frattempo Totò Baby scopre che nel piccolo orto dietro la villa cresce rigogliosa una pianta di marijuana.
In un primo momento l’ingenuo ladro, pensando fosse un ortaggio buono da mangiare, raccoglie le sue foglie, le condisce come fosse una semplice insalata, e le mangia. Gli effetti che seguono l’assunzione involontaria della droga si fanno sentire abbastanza presto, Totò Baby è come impazzito e compie una serie di omicidi, tra le vittime ci saranno anche le due straniere tedesche, una morta strangolata e l’altra precipitata in un bisone contenente acido. Anche il conte farà una brutta fine, Totò Baby prima lo uccide, poi lo fa a pezzi, lo cucina e lo serve a cena al povero Pietro, atterrito dalla violenza inaudita del fratello. Molto astute e diaboliche anche le trappole che Totò Baby studia per attirare il postino e il giardiniere, che saranno entrambi accoltellati a morte e poi murati in una stanza della villa. A questo punto Totò Baby si allontana insieme a Pietro e insieme vanno a rilassarsi su una delle più belle spiagge del litorale romano. Qui il ladro pluriomicida viene avvistato e catturato dagli agenti di polizia; quindi Totò Baby finirà in un manicomio criminale dove passerà il suo tempo a scrivere la sua autobiografia servendosi di una macchina da scrivere che in realtà non esiste ma è presente soltanto nella sua immaginazione.