Autogol per Canale 5, che in un un caldo week-end di fine agosto manda in onda una fiction a dir poco out of standard. “Ci risiamo – viene da pensare facendo zapping – la tv è di nuovo in preda ai classici malanni estivi”. I sintomi, la mediocrità delle proposte, la ripetitività dei palinsesti e, per l’appunto, un improvviso, irrimediabile slancio allo sperimentalismo: I delitti della salina ne è il risultato. Si tratta di una serie tv di genere crime andata in onda per la prima volta nel maggio 2008. A distanza di quasi dieci anni, Canale 5 la ripropone con risultati poco soddisfacenti. 1,4 i milioni di telespettatori che hanno seguito la prima puntata; share mediocre (8,02%), ma comunque degno di nota. Il merito è tutto di dinamiche narrative coinvolgenti e mai banali, a tratti smorzate da dialoghi folkloristici e poco contemporanei. Fatto sta che, complice l’abbiocco post-vacanziero, il (poco) pubblico si ritrova letteralmente ostaggio del telecomando. Perché “non c’è nient’altro, no”? E invece sì, che c’è altro; oltre la televisione, s’intende.



LE REAZIONI DELLA RETE

Più clemente il popolo del web: “Inquietante e contorto fino alla fine”, “Le fiction italiane sono ancora molto indietro rispetto a #IDelittiDellaSalina”, “Mi piace. Nonostante sia una miniserie di circa 9 anni fa, #IDelittiDellaSalina è un ottimo prodotto, con un’ottima trama e un ottimo cast”. Il paragone è inevitabile: “Viva le serie francesi!”. E abbasso quelle italiane, si capisce. Abbasso provincialismi, sentimentalismi e buonismi variegati. Viva l’ardore, la sperimentazione, lo spessore di quelle straniere. Perché l’erba del vicino è sempre più verde, e ben vengano i prodotti di importazione, pur di non sorbirci l’ennesima replica del Don Matteo e delle suorine d’annata. Quel che passa il (tele)convento non è per nulla appetibile: meglio il cibo d’importazione; vanno bene anche gli avanzi.

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