Piero Angela, continua ad essere un perfetto mix di scienza e vita. Il noto divulgatore scientifico, intervistato da Avvenire, ha regalato al mondo un grande spaccato di estrema purezza. Bando alle superficialità di ogni tipo e spazio al suo piccolo carosello di vita che, in sintesi, piccolo non è affatto. Il giornalista ha segnato più di un’epoca, con le sue sperimentazioni che hanno regalato al mondo della televisione, una ventata d’aria fresca. E’ stato il primo divulgatore scientifico apparso dentro quel piccolo schermo, quando nel lontano 1968, ha aperto le danze con “Il futuro nello spazio”. Alcuni di noi non possono certo ricordarlo (io compresa, data l’età) ma molti hanno chiaro un concetto da associare: innovazione. Super Quark, giusto per fare un esempio, continua ad appassionare ancora più di tre milioni di spettatori ed un motivo (e sicuramente più di uno), ci sarà. La 23esima edizione è stata ancora in grado di tenere gli italiani incollati alla TV, ed infatti, anche il direttore di rete Andrea Fabiano ha voluto dire la sua. “Grazie a Piero Angela, icona del servizio pubblico e maestro della divulgazione. Un risultato eccellente”. Un grande uomo che ad 88 anni, riesce a sbaragliare la concorrenza e perfino il figlio Alberto.
Piero Angela: l’autobiografia del divulgatore scientifico
“Alla prima puntata di Quark (1981) andavamo in onda in seconda serata e facemmo subito 9 milioni di telespettatori”, ha confidato il giornalista. “Il mio lungo viaggio”, è la autobiografia edita da Mondadori, che il grande Angela ha voluto regalare al suo pubblico. Quali sono stati i grandi maestri del conduttore? “Don Carlo Ughetti è l’unico insegnate che ricordo con piacere”, afferma. Anche il padre Carlo, ha avuto un ruolo importante nella sua vita: “è stato sicuramente il tramite delle mie curiosità scientifiche”. E lui, si considera un jazzista televisivo: ” In fondo l’obiettivo del musicista di jazz è la libertà di invenzione, la capacità di trovare strumentisti che si accordino al meglio fra di loro. In TV le note giuste le ho trovate nella scienza che muove verso la ricerca e la scoperta”. Quest’epoca però, così amara e preoccupante, lascia spazio per positività e speranza: “Io convivo da sempre con l’ottimismo della volontà e il pessimismo dei numeri. Ma credo nell’uomo, nella sua capacità di adattamento e di risoluzione dei problemi. Personalmente sono felice di aver vissuto in questo tempo e conservo ancora sprazzi di fanciullezza… Poche sere fa a Gaeta, dopo la presentazione del mio libro, mi sono commosso: una signora in coda per la firma copie si è presentata con un pacco dono e mi dice: “Questo è per lei, l’ho fatto arrivare dalla Germania”. Era la copia identica del carosello che mi regalarono da bambino”.