LA MASCHERA CHE ALIMENTA “L’IMMAGINAZIONE SELVAGGIA”

Tobe Hooper lascia al mondo del cinema un’eredità senza precedenti. Molti critici, infatti, negli anni, hanno ammirato i suoi film, nati da un immaginario che, successivamente, ha influenzato gran parte della filmografia statunitense. In una intervista rilasciata qualche tempo fa a Interview Magazine, il regista ha rivelato ai suoi fan il motivo per il quale il personaggio di Leatherface ha sempre indossato una maschera, non una scelta di regia ma, a quanto pare, un effetto voluto per alimentare le paure dello spettatore: “Quando non riesci a vedere il suo volto – ha detto infatti il regista – la tua immaginazione diventa selvaggia. Quando non vedi, riempi gli spazi con qualcosa di molti più interessante di quello che può essere mostrato”. La scelta, che si è rivelata vincente, ha poi avuto un seguito con una serie di pellicole successive, che nel corso degli anni hanno dato vita a ben sei sequel. (Aggiornamento di Fabiola Iuliano) 



LEATHERFACE, LA MOTOSEGA E L’INIZIO DI UN INCUBO

Il cinema è in lutto per la scomparsa di Tobe Hooper, il regista delle principali pellicole horror della storia della filmografia mondiale, morto all’età di 74 anni. Hopper, che con i suoi filmati del terrore ha dato vita, negli anni, agli incubi più reconditi dell’animo umano, in una recente intervista ha svelato da cosa sia nata l’idea della motosega, che attraverso il personaggio di Leatherface ha terrorizzato numerose generazioni: “Ero in un grande magazzino nel periodo delle vacanze e pensavo ‘non vedo l’ora di uscire da questo posto’. Deve essere stato nel 1973. C’erano migliaia di persone lì ed io stavo cercando di farmi spazio fra loro per uscire e mi ritrovai nel reparto hardware. Guardai e poco più in là vidi una scaffalatura di motoseghe in vendita. Mi dissi allora ‘se ne avvio una, quelle persone potrebbero farsi da parte e andare via’. È così che è nata l’idea della motosega. Ovviamente quel giorno non feci nulla!”. (Aggiornamento di Fabiola Iuliano) 



UNA VIOLENZA GIUSTIFICATA

Fautore del genere slasher, Tobe Hooper diede un senso ulteriore alla violenza. Lo fece attribuendo ai suoi personaggi follie, malattie e sindromi patologiche variegate, perché dietro alla morte vi è sempre una spiegazione logica. Hooper diede letteralmente un twist alla cinematografia horror dell’epoca. I killer non erano solo “cattivi”, ma anche portatori di disturbi che rendevano necessaria un’analisi più profonda. La diagnosi, alla fine, era sempre la stessa: i criminali erano tutti figli di un sistema egoistico e marginale, a cui si erano ribellati nella peggiore delle maniere. Per questo versavano nei luoghi peggiori, vere e proprie “fogne” del pianeta da cui risalivano solo per compiere crimini orribili. Chi li circonda resta indifferente. Almeno finché non ode, in piena notte, il rumore di una motosega. Ma allora è troppo tardi. [agg. di Rossella Pastore]



LA SCOMPARSA

Lutto nel mondo del cinema: il regista Tobe Hooper è morto all’età di 74 anni. Noto per aver diretto pellicole entrate di diritto nella storia del cinema horror come “Non aprite quella porta” e “Poltergeist”, stando a quanto riporta il Mirror sarebbe morto lo scorso sabato a Sherman Oaks, in California. A rendere ancora più inquietante la sua dipartita, il giallo attorno alle cause del decesso. Le circostanze, infatti, non sarebbero state note e la notizia della sua morte sarebbe stata data dal medico legale della Contea di Los Angeles. Nome di punta del genere horror, Tobe Hooper deve la sua fama soprattutto alla pellicola “Non aprite quella porta” (The Texas Chain Saw Massacre), che contribuì in maniera evidente a cambiare la storia della cinematografia dell’orrore e considerata il suo grande capolavoro assoluto. A precedere il fortunato film del 1974 fu una pellicola del 1969 dal titolo Eggshells, inedito in Italia ma che non ebbe affatto il successo sperato. Nonostante questo Hooper non si arrese sfornando uno dei classici del genere horror di cui firmò la regia, la sceneggiatura e la produzione consacrandolo tra i divi di Hollywood.

CREATORE DI LEATHERFACE

Prima di dedicarsi al cinema horror, Tobe Hooper era un professore in un college statunitense, professione che svolse negli anni Sessanta. La sua consacrazione cinematografica avvenne solo nel ’74 con “Non aprite quella porta” con la creazione del personaggio di Leatherface, destinato ad essere uno dei personaggi più spietati della filmografia horror. Il film si presentava come una produzione a basso costo, partendo da un budget di soli 140 mila dollari arrivò a guadagnarne ai botteghini degli Stati Uniti oltre 30 milioni trasformando la pellicola nel miglior esempio di film indipendente di successo dell’intera storia del cinema mondiale. “Non aprite quella porta” non ebbe vita semplice poiché dovette scontrarsi con la censura in Europa: la Gran Bretagna lo bandì per 25 anni mentre in molti altri paesi come Francia, Germania ed Italia fu vietata la visione ai minori di 18 anni. Addirittura nel Regno Unito fu impedito anche l’uso della parola “motosega” nei titoli dei film. Non solo Leatherface, però: Hooper proseguì la sua fortunata carriera anche grazie alla pellicola “Poltergeist – Demoniache presenze”, nel 1982, scritto e prodotto da Steven Spielberg, prima del sequel del 1986 con “Non aprite quella porta 2”.