L’ULTIMA INTERVISTA
“Vorrei la busta paga pure io, vorrei la tredicesima pure io, vorrei anda’ in pensione pure io, sennò moro di fame”: sembra essere stata scritta ieri, invece la canzone Sto a cerca’ lavoro ha più di dieci anni. Oltre a rappresentare un vero e proprio inno dei tempi moderni, il brano è anche una triste premonizione degli ultimi anni di vita del cantante. “L’obiettivo iniziale – racconta il Califfo in un’intervista a Vanity Fair – era quello di favorire la rieducazione e l’inserimento lavorativo dei giovani detenuti”. Ma poi: “La canzone io l’avevo scritta una decina di anni fa e andava bene per questo caso: come dico sempre, ritengo di essere dieci anni avanti”. Perché l’aveva scritta? “Per divertimento, pensando alle tante persone che cercano lavoro sperando di non trovarlo”. Qualcosa che anche lui si augurava da giovane: “Io ho sempre lavorato e fatto di tutto: fotoromanzi, suonato per conto mio, fatto il playboy… Certe cose me le potevo permettere, a quell’età”. [agg. di Rossella Pastore]
L’ESPERIENZA CARCERARIA
Nel 1984 Franco Califano viene arrestato. L’accusa, porto abusivo d’armi e traffico di stupefacenti. Finisce in carcere col noto conduttore Enzo Tortora, e nel corso dei mesi ivi trascorsi compone l’album Impronte digitali. Dopo l’assoluzione, avvenuta “perché il fatto non sussiste”, Califano reinterpreta Un’estate fa, cover di Une belle histoire del cantante francese Michel Fugain. Più volte rievocherà i ricordi dell’esperienza carceraria, sia nei suoi libri che nelle sue interviste. Di seguito uno stralcio delle sue ultime dichiarazioni a Vanity Fair: “Mi hanno rubato molti anni di vita, ma esistono luoghi peggiori: le cliniche, gli ospedali e i collegi. Anche lì ho trascorso una buona fetta della mia vita, per questo ho superato molto bene la prigione”. Al contrario di quanto si possa pensare, Califano era decisamente poco avvezzo agli agi della vita mondana: “Eravamo molto poveri in casa, e i miei mi spedirono al collegio. Però ho pochi ricordi quegli anni, e quei pochi che ho non sono proprio strepitosi”. [agg. di Rossella Pastore]
LA PUNTATA
Ci sarà anche Franco Califano tra i protagonisti della puntata di Techetecheté di martedì 29 agosto 2017. Un cantautore che ha sempre legato la sua immagine a una vita vissuta pericolosamente, ma che l’hanno reso uno dei volti musicali più amati della sua generazione. Come sempre le teche Rai riproporranno quelle che sono le principali apparizioni, tra le più significative di una carriera che ha fatto la storia della musica italiana. Nato a Tripoli, Califano ha sempre messo in luce un rapporto viscerale con la città di Roma, ma allo stesso tempo ha vissuto da giramondo la sua vita. Tifosissimo dell’Inter, oltre a canzoni che come detto hanno fatto la storia come “Tutto il resto è noia”, ha sfruttato anche le sue doti sul palco straordinariamente teatrali, che spesso gli hanno permesso di “recitare” brani come “il tifoso” oppure “la vacanza di fine settimana”.
LA PASSIONE PER LE DONNE
Un’altra grande passione di Franco Califano sono state senza ombra di dubbio le donne. E dopo la morte del “Califfo”, il suo soprannome da sempre, avvenuta nel marzo del 2013, i ricordi di quelle che sono state le sue amanti si sono susseguiti, riportando alla luce una vita come detto piuttosto avventurosa. Una fama che Califano ha sempre sbandierato con orgoglio, raccontando: “Quando non ero famoso, con le donne ci davo già da tutte le parti. Intanto, ero bello da far rabbrividire. E poi, ci sapevo fare come pochi. Io so quanto è importante la passione, so che richiede applicazione e io, modestamente, mi applico. Se vado a letto con una donna, lascio il segno. Mi sono fatto la fama di amatore andando con donne bellissime e facendo quello che dovevo fare. A Roma si dice: “Fatti il nome e fregatene” e io così ho fatto”. Racconti che fanno comprendere bene il personaggio, che soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, nell’Italia bigotta della Democrazia Cristiana, ha pagato il suo essere controcorrente, personaggio a volte scomodo, terzo incomodo tra una moglie e un marito.
LE GRANDI CANZONI SCRITTE
Sulla lapide, Franco Califano ha fatto scrivere una frase rimasta famosa, “Non escludo il ritorno”, che è stata anche una sua canzone. Un grande senso dell’ironia che lo ha sempre contraddistinto, ma va ricordato come il “Califfo” oltre ad amare le donne, ha anche scritto per loro alcune delle canzoni più straordinarie della musica italiana. “La musica è finita” e “Una ragione di più” per Ornella Vanoni, “Un’estate fa” per Mina, “Minuetto” per Mia Martini. Anche queste esibizioni potranno essere riproposte nella puntata di Techetecheté che vedrà il “Califfo” protagonista. Nell’archivio della Rai sono presenti anche molte testimonianze riguardo la sua presenze al Festival di Sanremo, alcune memorabili, altre passate quasi inosservate. Dopo quelle del 1988 con “Io (per le strade di quartiere)” e “Napoli”, la sua ultima apparizione sul palco dell’Ariston è stata proprio quella con “Non escludo il ritorno”, divenuta la sua fase manifesto e il suo epitaffio.