I DUE RITIRI
Dopo il ritiro dalle corse del 1979, Niki Lauda si dedicò appieno allo sviluppo della sua compagnia aerea, la Lauda Air. Il pit stop durò poco: il 30 settembre 1981 annunciò il suo ritorno in pista, poi avvenuto nel 1982. L’ufficialità dell’ingaggio in McLaren arrivò a novembre, con il trasferimento a Donington Park. In contemporanea con le gare, Lauda portò avanti il suo progetto imprenditoriale, destinato a concretizzarsi solo a fine anni Ottanta. La stagione successiva lo vide vittima di una serie di inconvenienti tecnici che gli impedirono di imporsi in vetta alle classifiche. In Austra fu costrettto al ritiro preventivo, ma in Olanda ottenne il suo degno riscatto per poi abbandonare definitivamente la carriera da pilota. Negli anni successivi, Lauda fu commentatore televisivo per emittenti di lingua tedesca e consulente tecnico dei team Ferrari e Jaguar. [agg. di Rossella Pastore]
NIKI LAUDA E JAMES HUNT
Il dualismo tra Niki Lauda e il compianto James Hunt, capace di monopolizzare il circus della Formula 1 a metà degli Anni Settanta, è certamente uno degli esempi di rivalità sportiva più conosciuti, tanto da divenire proverbiale e ispirare Rush, la pellicola girata nel 2013 da Ron Howard e che ha contribuito a rinverdire ai giorni nostri l’eco di quei mitici duelli. Tra i due piloti il più vincente è stato l’austriaco Niki Lauda, oggi 68enne presidente senza funzioni operative del team Mercedes e oramai inserito di diritto in quella ideale Walk of Fame della quattro ruote non solo per via dei tre titoli iridati (conquistati nel 1975 e 1977 per la Ferrari e nel 1984 su McLaren) ma anche per alcuni record frantumati solamente con l’avvento di una Formula 1 più moderna e che si affida maggiormente alle analisi dei computer e all’elettronica. Niki Lauda fu un innovatore anche per il suo stile di guida e la preparazione della gara, per paradosso definita “da computer” proprio dal suo rivale Hunt e che quarant’anni fa rappresentò una vera e propria novità per i frequentatori del paddock.
LA MANIACALE MESSA A PUNTO DELLA VETTURA
La rivoluzione apportata da questo meticoloso e a tratti pignolo pilota originario di Vienna consisteva non solo in una rigida pianificazione di qualsiasi aspetto legato alle qualifiche e alla strategia di gara, ma anche alla messa a punto della monoposto: come detto, in un’epoca pionieristica in cui contavano soprattutto la meccanica e le sensazioni del pilota per “settare” la vettura, Niki Lauda ha rappresentato una mosca bianca e questo fu uno degli aspetti che contribuì ad accendere la rivalità con James Hunt, meno scientifico nella pianificazione della macchina ma anche guascone e portato a un approccio più spericolato (anche se il film di Howard ha accentuato l’indole scontrosa e certosina dell’austriaco). Anche per questo motivo, il dualismo che ha visto Lauda contrapposto al britannico ha assunto toni epici per le loro opposte personalità ma anche perché, nell’anno dell’unico trionfo mondiale di Hunt, Lauda ebbe il più grave incidente della carriera, rischiando la vita e rimanendo sfigurato per le ustioni causate dall’incendio della sua Ferrari durante il GP del Nürburgring (Germania) il 1° agosto 1976. Tuttavia, a differenza di Hunt, l’austriaco non si ritirerà di lì a breve ma continuerà a correre fino al 1985, conquistando in McLaren il terzo e ultimo titolo mondiale.
L’INTERPRETAZIONE DI DANIEL BRÜHL IN “RUSH”
Nel film di Ron Howard a impersonale il ruolo di un giovane Lauda è l’attore tedesco Daniel Brühl che, nonostante i consensi ottenuti per la sua interpretazione (ha ricevuto nel 2014 una nomination ai Golden Globe quale Miglior Attore Non Protagonista), ha raccontato di non aver mai pensato di poter ottenere la parte. Infatti, a suo dire, il merito di Howard è stato quello di spazzare via le sue paure, convincendolo di essere adatto per portare in scena un personaggio “così diverso da me”. Invece, una volta scritturato per recitare nella pellicola, l’attore divenuto celebre grazie a Goodbye, Lenin! si è calato perfettamente nel ruolo, confessando di aver incontrato in più di un’occasione lo stesso Niki Lauda a Vienna: “Alla fine quello che doveva essere un breve viaggio è diventata una permanenza più lunga del previsto”, ha raccontato Brühl che, durante quegli incontri, ha carpito alcuni segreti del linguaggio del corpo di Lauda, più che del rapporto in sé che questi ebbe con Hunt: in questo caso, l’attore ha rivelato che il merito va alla sceneggiatura e ai dialoghi scritti da Peter Morgan, capaci di far rivivere lo spirito di quell’appassionante duello.