È dai tempi della testata di Zinedine Zidane a Marco Materazzi (Berlino 2006, finale dei Mondiali di calcio) che i rapporti tra Italia e Francia non sono così tesi. Da quando è salito all’Eliseo, il presidente Emmanuel Macron ha puntato forte sul nazionalismo e sullo sciovinismo francese. Come dimostrano le tensioni ancora accese sui casi Stx France-Fincantieri e Vivendi-Telecom-Mediaset. Il Governo Gentiloni (nomen omen), che vuole essere disponibile, premuroso, garbato, cordiale e cortese con tutti, ha intenzione di rilanciare il dialogo, attraverso un più disteso “entente cordiale”, ça va sans dire… Perciò il presidente del Consiglio ha pensato bene di lanciare una serie di grandi sceneggiati che mettano in risalto quanto e come siano stati sempre proficui e calorosi i rapporti tra i due Paesi. Così, in gran segreto, ha convocato i vertici Rai, invitandoli – gentilmente (come poteva altrimenti? Lo stile fa l’uomo) – a proporre spunti utili allo scopo di riavvicinare Italia e Francia. Noi, manco a dirlo, venuti a conoscenza del progetto, ci siamo ovviamente mossi per tempo. E siamo pronti a offrire tre trame interessanti di grandi sceneggiati tv per rilanciare il buon dialogo tra Roma e Parigi.



“La presa della Bastiglia”. Siamo, e sin qui è storia, nel 1789, a Parigi. La popolazione è stremata dalla fame. Non ci sono più nemmeno le baguette. L’attenzione si concentra nel giro di poche scene su un umile prigioniero italiano a cui, del tutto fortuitamente, Re Luigi XVI affida il compito di realizzare la nuova illuminazione dell’edificio: 16mila candelabri che avranno il compito di illuminare come il sole una residenza cara già al Re Sole (Luigi XIV). Quando i parigini attaccano la fortezza, il nostro eroe, Dario Lampa (Lampà, per i francesi) diventa suo malgrado l’eroe dei rivoltosi: proprio nei giorni antecedenti la cattura della Bastiglia (simbolo dell’Ancien regime) e grazie agli studi da autodidatta sull’elettricità (che è ancora ben lontana dall’essere messa a punto) riesce a provocare un primordiale cortocircuito (causato da una rudimentale e quanto mai sui generis “presa di corrente”) che impedisce ai militari (brancolanti nel buio, come… fulminati) di vedere i rivoltosi parigini all’attacco della fortezza. L’esito positivo degli eventi sarà per sempre ricordato con il nome di “Presa della Bastiglia” (festeggiata dai transalpini ogni 14 luglio) e il nome del nostro connazionale assurgerà a gloria eterna: Vive la France! Vive le Lampà Dario!



“La fresa della Bastiglia”. Siamo dove eravamo anche prima, ovviamente: a Parigi nel 1789. La popolazione è stremata dalla fame. Non ci sono più nemmeno le brioche. L’attenzione si concentra nel giro di poche scene su un umile prigioniero italiano, Olmo Zappalà, il cui compito è prendersi cura della grande fresatrice agricola di Re Luigi XVI. La macchina (utile per la lavorazione del terreno, costituita da un telaio e un albero rotante con decine di zappette, cioè lame taglienti distribuite sull’asse dell’albero), è un’autentica sòla, già cara al Re Sòla (Luigi XIII), costantemente da riparare. Quando i parigini attaccano la fortezza, difesa da una sparuta guarnigione, Zappalà diventa suo malgrado l’eroe dei rivoltosi: impegnato a pulire la fresa, poggiata su una pavimentazione leggermente inclinata, nel tentativo di ripararsi, con il peso del suo corpo mette in moto la fresa, il cui movimento getta nello scompiglio il piccolo gruppo di soldati, che si dileguano in ordine sparso, permettendo ai rivoltosi di avere la meglio. L’esito positivo degli eventi sarà per sempre ricordato con il nome di “Fresa della Bastiglia” (festeggiata dai transalpini ogni 14 luglio) e il nome del nostro connazionale assurgerà a gloria eterna: Vive la France! Vive le Zappalà!



“La sorpresa della Bastiglia”. Indovinate dove siamo? Bravissimi! Proprio nel 1789, a Parigi. La popolazione è stremata dalla fame. Non ci sono più nemmeno le brioche ripiene. L’attenzione si concentra nel giro di poche scene su un umile prigioniero italiano, figlio di un pasticciere di origini altoatesine, Strudel Ferrero Von Dente, che quotidianamente ha il compito di preparare deliziosissimi pasticcini al cioccolato a forma di ovetto (con sorpresa all’interno) con cui allietare le giornate di Re Luigi XVI. Un compito, questo, ricevuto da Luigi XV, il Re Solo, così chiamato per la sua passione per le carte, in particolar modo per i solitari. Quando i parigini attaccano la fortezza, difesa da una sparuta guarnigione, il nostro eroe (che chiameremo per brevità solo Ferrero) diventa suo malgrado l’eroe dei rivoltosi: i parigini, quando arrivano alle porte della Bastiglia, le trovano già aperte (sorpresa!!!): nessuna guarnigione è lì a difenderla. Entrati senza trovare resistenza alcuna, scoprono i militari di guardia intenti a far fuori, invece che il nemico, gli ovetti confezionati dal Ferrero e a giocare con le sorprese (pensate: erano soldatini…) inventate dal Ferrero medesimo. Seguiranno la facile cattura dei militari e l’altrettanto agevole conquista della fortezza, simbolo dell’Ancien regime. L’esito positivo degli eventi sarà per sempre ricordato con il nome di “Sorpresa della Bastiglia” (festeggiata dai transalpini ogni 14 luglio) e il nome del nostro connazionale assurgerà a gloria eterna: Vive la France! Vive le Ferrerò!