LE PROTESTE DEGLI ANIMALISTI
Safari è un film documentario del 2016 che esce oggi nelle sale cinematografiche italiane. La regia è affidata a Ulrich Seigl e la pellicola ha già dato vita a un dibattito anche con toni aspri e vi sono state anche manifestazioni contrarie da parte di associazioni animaliste, che probabilmente hanno interpretato in un solo senso le intenzioni di Siegl. Gli scorci paesaggistici delle savane africane fanno infatti da sfondo alla narrazione di un turismo tendente a far viaggiare le persone alla caccia di antilopi, gnu, zebre e altri tipi di animali. Una critica feroce al post-colonialismo non manca di certo.
LA FEROCIA DEI CACCIATORI
Il documentario racconta come vi siano uomini occidentali che in Africa vengono accompagnati su jeep appositamente fortificate e modificate, per appostarsi, a volte anche per ore, al fine di braccare le loro prede fino a singhiozzare eccitati per l’adrenalina da cattura. Le metafore del film sono evidenti e parlano del gusto prettamente ed esclusivamente umano che si ottiene nell’uccidere a piacere, senza averne il benché minimo bisogno. Un film sulla cattiveria umana e spietatamente descrittore della mentalità pressoché univoca dei turisti austriaci che ne escono praticamente distrutti. Seigl descrive infatti questi turisti per così dire in cerca di divertimento, come dei truci e abietti esponenti della cultura manesca e spiccia che non esita a trattare da oggetto tutto e tutti al fine solo di crearsi un trionfo personale. Il film è molto crudo e diretto, al punto di filmare l’agonia di un povero animale senza colpa se non quella di essere libero nella sua terra fino a quel momento.