LA RABBIA DELLA MADRE DI ANTONELLA

La madre di Antonella Alfano ha sempre avuto parole durissime per il marito nonché omicida della figlia, Salvatore Rotolo. Uccisa per ben tre volte, secondo Giovanna Saieva, nel momento stesso dell’omicidio, nel corso di tutta la pantomima che aveva visto Rotolo simulare l’incidente che sembrava aver ucciso Antonella, che era stata invece brutalmente assassinata in precedenza dall’uomo. E infine con la sentenza definitiva, che ha condannato a 18 anni Rotolo quando la richiesta dell’accusa era stata dell’ergastolo, per le aggravanti della crudeltà e del clamoroso depistaggio delle indagini, che aveva permesso a Rotolo per 4 anni di evitare il carcere. Giovanna Saieva ha sempre chiesto giustizia ritenendo la pena incredibilmente mite rispetto a quanto la figlia Antonella aveva dovuto soffrire, col cadavere che era stato già dato alle fiamme prima di essere scagliato con l’automobile giù da un burrone. Il calvario della madre Giovanna è stato così lungo e sempre teso a cercare la verità sul terribile destino della figlia. (agg. di Fabio Belli)



DAL PRESUNTO INCIDENTE ALLA VERITA’

– La morte di Antonella Alfano si va ad aggiungere ad un muro fatto di femminicidi e di violenza, tragedie che negli ultimi anni sono aumentate e che ancora una volta mettono al centro relazioni malate, amori sbagliati. Così come lo era quello fra Antonella Alfano e Salvatore Ruotolo, un Carabiniere di 38 anni con cui la donna aveva avuto una figlia. Siamo nel febbraio 2011 quando Antonella esce di strada con la sua Fiat Seicento mentre percorre la provinciale 80 di Agrigento. In un attimo il mezzo prende fuoco e così termina la vita di quella giovane commessa che sognava di entrare nel mondo della moda. Terzo Indizio parlerà del caso di Antonella nella sua puntata di questa sera, giovedì 3 agosto 2017, mandando in onda su Rete 4 la replica della quarta puntata. In una clip del programma, alcune tappe salienti della vita della donna. Inizialmente Salvatore Ruotolo viene indagato per omissione di soccorso, a causa di un testimone che lo vede allontanarsi dalla scena dell’incidente. Nei giorni successivi alla morte di Antonella Alfano, iniziano a giungere tuttavia delle voci agli inquirenti che mettono in luce il rapporto incrinato fra la vittima e Salvatore Ruotolo. E non trascorrerà molto tempo prima che gli investigatori inizino a seguire la pista di omicidio, allontanandosi da quella iniziale di incidente. Ai sospetti si aggiungerà poi la relazione del medico legale, che confermerà che Antonella non è morta in un tragico incidente, ma è stata uccisa prima. Perché gli inquirenti iniziano tuttavia a seguire questa pista, qual è l’indizio che lascia intuire una verità sconcertante? 



ANTONELLA ALFANO: L’INSABBIAMENTO (TERZO INDIZIO, 4 AGOSTO 2017)

In seguito al ritrovamento del corpo di Antonella Alfano, nonostante le condizioni del suo corpo, viene trovata nella cavità orale della vittima una castagna non masticata. Questo è il piccolo particolare che spingerà gli inquirenti a stringere sempre di più il cerchio attorno a Salvatore Ruotolo. Secondo gli investigatori, quel gesto è stato fatto dall’assassino ed è un pallido tentativo di simulare una morte avvenuta per incidente. In questo modo non sarebbe apparsa strana l’assenza di fumo e fuliggine nei polmoni di Antonella. Se l’incidente fosse stato vero, infatti, la vittima avrebbe dovuto respirare il fumo prima di morire e la castagna serve a far credere che la donna sia rimasta accidentalmente soffocata poco prima dell’impatto. Il corpo di Antonella Alfano racconta tuttavia un’altra storia, perché al momento dell’incidente e dell’incendio, la donna era già morta. Secondo un articolo de Il Corriere della Sera di quegli anni inoltre, l’incendio non è dovuto all’impatto fra la Seicento della vittima e l’albero presente sul luogo dell’incidente. Tanto basta agli inquirenti per capire che Salvatore Ruotolo è responsabile di un gesto più atroce di un’omissione di soccorso. L’imputazione a suo carico si trasforma infatti subito dopo in omicidio volontario, false dichiarazioni, incendio e distruzione di cadavere. Clicca qui per vedere



I COLPI DI SCENA –

Salvatore Ruotolo viene accusato in via definitiva nel gennaio del 2015. Per l’omicidio di Antonella Alfano, quattro anni dopo la sua morte, gli viene comminata una condanna di 18 anni di carcere. Per l’ex Carabiniere sarà tuttavia solo una delle tante tappe giudiziarie che lo porteranno a perdere la patria potestà della figlia, nel 2016. Durante il processo, l’accusa dimostra infatti che Ruotolo ha inscenato l’incidente di Antonella Alfano dopo una lite violenta che ha portato all’omicidio della donna. Il gip derubrica quindi l’accusa di omicidio volontario a preterintenzionale, grazie ai nuovi dettagli emersi dalle indagini. Viene dimostrato infatti che l’incendio che ha avvolto il mezzo della vittima è stato sviluppato grazie ad una miscela di benzina e gasolio che non proviene dal serbatoio. Il sedile su cui si trovava Antonella era posizionato inoltre in modo tale che la donna non potesse arrivare ai pedali: chi si trovava alla guida quindi aveva un’altezza maggiore. Salvatore Ruotolo tuttavia si proclamerà innocente fin dal suo arresto, riuscendo a rimandare l’incarcerazione per 4 anni.